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Channel: Menta e Rosmarino
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Babà

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Questi babà sono dedicati alla mia amica Valentina
Un omaggio a lei e alla sua Napoli

Qualcuno di voi mi ha chiesto di mostrare l'impastatrice che ho acquistato da poco. Per chi volesse vederla, inserisco delle foto a fine post. Lavorare su certi impasti con un gioiello come questo, è una cosa meravigliosa. Ho provato a fare i babà che sono forse l'unico dolce che mangia mio padre.
Ho seguito la ricetta di Anice&Cannella. Io sono stata soddisfatta del risultato, anche se chi li ha assaggiati mi ha fatto notare che quelli delle pasticcerie hanno una bagna più consistente.

Usando l'impastatrice, l'impasto viene elastico e bellissimo, molto facile da manipolare. Questi spettacolari babbini, poi, sono esplosi nella lievitazione e nel forno...erano un incanto da vedere!

Mi sembravano tanti, invece non hanno superato le tre ore di vita :D

Ingredienti per circa 20/22 babbini:

300 gr. farina manitoba (io Lo Conte)
75 gr di burro ammorbidito (+ 25 gr per imburrare gli stampini)
4 uova
2 tuorli
18 gr di lievito di birra
1 cucchiaio di zucchero
2 prese di sale

Per la bagna

375g gr. zucchero
500 ml di acqua
400 ml di rum circa

Per guarnire

Panna montata
Amarene sciroppate (io Toschi)

Stampo Silikomart

Procedimento:

  • Ho lavorato il burro morbido con lo zucchero e il lievito sbriciolato
  • Ho aggiunto le uova e la farina e dopo 5 minuti il sale
  • Ho lavorato l'impasto fino a farlo incordare

la foto non è granché, ma ho dovuto farmela da sola

  • Ho imburrato gli stampini 
  • Dall'impasto ho ricavato delle palline della grandezza giusta affinché riempissero di 1/3 gli stampini [Nel formare la pallina è importante che portiate i lembi di giuntura verso il basso in modo che la superficie sopra sia tutta unita e uniforme, e nel mettere le palline negli stampini la parte di giuntura dovrà essere rivolta verso il basso]
  • Ho coperto gli stampini con pellicola trasparente e panno di cotone e ho lasciato lievitare fino a vederli così:


  • Durante la lievitazione ho preparato lo sciroppo per la bagna, facendo bollire acqua e zucchero per cinque minuti, lasciandola intiepidire e versandola in una bottiglia da un litro che ho portato a riempimento con il rum.
  • Ho infornato i babà in forno preriscaldato a 200° per i primi 10 minuti
  • Dopo 10 minuti ho abbassato a 180° e ho fatto terminare la cottura (per il mio forno ci sono voluti altri 30 minuti circa), coprendo con carta argentata verso la fine per non far bruciare le cupolette
  • Ho fatto raffreddare i babà e poi li ho messi a bagno nello sciroppo. 
  • I babà si devono inzuppare bene e poi vanno leggermente strizzati prima di metterli in un vassoio o sui pirottini
  • Si possono gustare da soli o spaccati e farciti di panna e amarene


DIETRO LE QUINTE





Sedani con zucca, speck e salvia

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Buongiorno e buona domenica a tutti. 
Oggi vi presento un primo piatto gustosissimo. La ricetta l'ho presa dal blog della mia socia, Roberta
Lei ha gusti molto simili ai miei, e ogni ricetta che ho preso da lei  mi è piaciuta moltissimo. 
E poi questa pasta è anche veloce ;) 
Grazie Roby!

Ingredienti:

200 gr. di pasta
1 fetta di speck tagliata un po' spessa
2 fette di zucca senza scorza
1spicchio di aglio
1 peperoncino
qualche foglia di salvia
Olio Sale Pepe

Procedimento:

  • Per prima cosa ho pulito la zucca e l'ho fatta a dadini.
  • In una padella ho messo lo speck a rosolare con la salvia, con un filo di olio (poco!). 
  • Appena rosolato, ho messo lo speck da parte e nella stessa padella ho buttato i miei dadini di zucca.
  • Li ho lasciati cuocere, aggiungendo poca acqua calda. 
  • Quando la zucca è stata morbida, l'ho unita allo speck.
  • Ho lessato la pasta in acqua salata e l'ho amalgamata con il mio condimento.
  • Se vi piace potete spolverare con il parmigiano...io la preferisco senza perché già saporita.



Focaccia al 101% di idratazione

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Sapete quant'è che avrei voluto provare questa focaccia? una mareeeeea di tempo. E sì che avrei potuto fare mille altre focacce, ma io no, io volevo questa. Saccheggiata dall'ormai celeberrimo blog di Martina (che mi farebbe venire voglia pure di cucinare code di lucertole in salmì!), che a sua volta ha preso ispirazione dal mitico Zio Piero, (che mi fa venire fame pure quando ho la febbre!), ma m'è toccato aspettare l'impastatrice. 
Siccome quando ho in testa un'idea sono peggio di un somaro, è stata una delle prime cose che ho provato a fare. 

L'intera faccenda gira intorno alla percentuale di acqua con cui si fa incordare questo impasto. Non è stata un'esperienza semplice. L'impasto è così idratato da risultare molle, molto complicato da manipolare. 
La prima lievitazione in frigorifero dovrebbe essere di 24 ore, io però ero impegnata e l'ho lasciata un pò di più. Nel totale, tra frigorifero e temperatura ambiente, la mia focaccia ha lievitato 28 ore. 
Il risultato? un sapore così squisito che ti fa sfiorare il limite della commozione. Una focaccia leggera, leggerissima, gustosa per i sapori semplici di cui è composta: farina, olio, sale e rosmarino. 
Io l'ho fatta un pò più alta di quella di Martina, per seguire i miei gusti. Incantevole!

Che cosa aggiungere? Ah, si! Osate, provate e sperimentate sempre. In tutto. Solo questo aggiunge senso alla nostra vita.

Enjoy!


Ingredienti:

400 gr di farina manitoba (io Lo Conte)
405 gr di acqua
2 gr di lievito di birra fresco
10 gr di sale fino 
2 cucchiai di olio extra vergine 

Per rifinire

Sale grosso 
Rosmarino

Per lavorare

Impastatrice

Procedimento
  • Una volta pesati gli ingredienti, ho preso una parte di acqua, 300 gr, e l'ho messa nell'impastatrice e ci ho sciolto il lievito (a impastatrice spenta). 
  • Ci ho versato sopra tutta la farina, ho montato il gancio a foglia e ho acceso iniziando a far miscelare alla minima velocità.
  • Quando l'impasto ha preso corpo, ho aumentato la velocità di una tacca.
  • Quando l'impasto ha iniziato ad addensarsi intorno al gancio, ho sostituito quello a foglia con quello per impasti.
  • Ho fatto impastare altri 5 minuti e ho aggiunto l'olio.
  • Ho lasciato andare fino a completo assorbimento dell'olio.
  • Solo quando l'olio si è incorporato, ho iniziato a poco a poco ad aggiungere l'acqua. Poco per volta a mano a mano che veniva assorbita. L'impasto a questo punto è come una pastella.
  • Ho aggiunto il sale e lasciato lavorare fino a quando il composto, dopo circa 30 minuti, ha iniziato ad incordarsi intorno al gancio (restando sempre molto molle). 
  • Ho oleato una ciotola capiente e ci ho trasferito l'impasto ungendomi bene le mani. 
  • Siccome ero in difficoltà nel maneggiare, ho effettuato qualche piega di rinforzo all'interno della ciotola (portando i lembi dell'impasto verso il centro)
  • Ho coperto con una pellicola e messo in frigorifero. Il tempo giusto è di 24 ore, il mio è stato un pò di più. 
  • [Attenzione! la pellicola non deve aderire all'impasto, altrimenti si appiccica tutto. Deve essere completamente tesa sul recipiente]
  • Trascorse le ore di lievitazione in frigo, ho trasferito la ciotola in un luogo tiepido e ho lasciato raddoppiare.
  • Ho infarinato abbondantemente un piano da lavoro e ci ho versato l'impasto. 
  • Mi sono unta le mani e aiutandomi anche un pò con la farina del piano, ho fatto una piega a portafoglio, sempre per dare forza all'impasto. 
  • Ho lasciato riposare 10 minuti. 
  • Intanto ho preparato l'emulsione con un cucchiaio di acqua e due di olio extra vergine
  • Ho steso la focaccia, sempre con le mani unte. 
  • Ho versato sulla superficie l'emulsione e ho completato con sale grosso e rosmarino
  • Ho lasciato riposare 30 minuti durante i quali ho preriscaldato il forno.
  • Ho cotto la mia focaccia a 250° per circa 30 minuti


Guacamole

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Il guacamole l'avevo sempre sentito nominare. Poi un giorno la mia amica che si è trasferita da poco a Biella mi ha detto che il suo Gigi lo faceva abbastanza spesso e che era buonissimo. Quando sono stata a Biella me l'hanno fatto trovare la sera a cena servito con delle tortillas...e mi è piaciuto moltissimo. Da Gigi mi sono fatta spiegare come ha fatto ed ecco qua......il mio guacamole per voi!

Ingredienti:

2 avocado
1 piccola cipolla
1 cucchiaino di cumino
1 lime
2 cucchiai di olio
1 peperoncino
2 pomodori maturi
Sale e pepe

Procedimento:

Ho sbucciato gli avocado e li ho privati dell'osso centrale. Li ho tagliati a pezzetti e messi in un piatto, schiacciandoli per bene con una forchetta fino a formare una poltiglia (ho lasciato qualche cubetto intero per la decorazione). 

Ho spaccato a metà i pomodori e li ho privati della polpa centrale, quindi li ho tagliati a dadini piccoli. Ho tritato la cipolla finemente e ho trasferito la salsa di avocado in una ciotola a cui ho aggiunto: la cipolla, il pepe, il sale, l'olio, il cumino, il peperoncino e il succo di un lime. Ci ho aggiunto anche i dadini di pomodoro, lasciandone pochi per la guarnizione. 

Ho amalgamato per bene e poi ho guarnito con i dadini di pomodoro e avocado.




Pagnotta senza impasto

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Vi avevo già parlato del pane senza impasto qui, un'esperienza culinaria che ha cambiato il mio modo di vedere il pane e le lievitazioni. 
Con le stesse dosi ho voluto provare la cottura indicata in questo famosissimo video. In sostanza, viene formata una pagnottina e messa a cuocere in una pentola di coccio con coperchio, in forno ad alta temperatura. 

Questa cottura è stata per me una sorpresa, perché di solito sono abituata a guardare nel forno ogni tre per due, con ansia. Avendo invece cotto con coperchio, almeno per metà, ho vissuto questa cottura senza ansie, un pò alla vediamo che viene fuori

Questa cottura va fatta quindi per metà con coperchio e per un'altra metà senza, anche se poi io nella parte finale ho coperto con la carta forno per evitare che imbrunisse troppo in superficie. 

Quando ho sfornato la pentola e ho preso la pagnottina, avevo un sorriso fino dietro le orecchie: era bellissima. 


Ingredienti:

500 gr di farina manitoba
380 gr di acqua
9 gr di sale
2 gr di lievito in polvere

Per rifinire

1 pugno di crusca (oppure farina di granturco, o farina di riso)

Procedimento:
  • Ho sciolto il lievito nell'acqua a temperatura ambiente. 
  • Ho mischiato il sale alla farina e ho aggiunto l'acqua alla farina
  • Ho mescolato bene
  • Ho coperto con un coperchio, ho avvolto tutto in un panno di cotone
  • Ho lasciato lievitare per 18 ore
  • Ho spolverato un panno di cotone con della crusca. 
  • Ho rovesciato l'impasto su un piano infarinato, l'ho piegato in 4 e l'ho messo sul panno di cotone, con le pieghe rivolte verso il basso.
  • Ho cosparso con altra crusca.
  • Ho coperto e lasciato lievitare per due ore. 
  • Ho scaldato la pentola nel forno alla massima temperatura, 240°.
  • Ho aperto il forno, tirato un pò fuori la piastra, scoperchiato la pentola e ci ho messo dentro la pagnottina
  • Ho messo il coperchio e ho fatto cuocere per i primi 30 minuti
  • Dopo 30 minuti, ho tolto il coperchio e fatto cuocere a 200° per altri 20 minuti (se vedete che imbrunisce troppo coprite con un foglio di carta forno). 







Biscotti viennesi

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Lo so, dovevano essere più belli di così. Dovevano avere quella bella forma pasticcina a fiore, ma qualcosa è andato storto. Volevo fare tutta la sciantosa e usare la nuova spara-biscotti che mi ha regalato la mia dolce cognatina, ma niente, l'esperimento forma è fallito. Dopo il primo momento di rabbia in cui ho rischiato di lanciare tutto dalla finestra, dopo il secondo momento di abbattimento, mi sono detta "Ok, niente paura...faremo dei biscotti di forma classica". Mia mamma arrampicata a prendere la scatola coi taglia biscotti, l'apre e ci accorgiamo che i taglia biscotti qui sono tutti di Natale. E certo, perché la furbona sottoscritta se li è portati a casa a Roma gli altri...un genio, non c'è che dire. E ora che si fa? 

Niente paura. Mamma ha sempre l'asso nella manica, in questo caso specifico l'asso consisteva in un cerchio di metallo diosolosadichecosa....qualsiasi cosa facesse prima quel cerchio, io non lo so, ma a me mi ha aiutata a tagliare sti biscotti (ammémì, si). 

Io ve lo dico: se li sono spazzolati! Non ho fatto in tempo a girarmi che erano spariti. Ma come, non avevo una famiglia che odiava i canditi? Mi giro e vedo mio fratello mangiare il suo ultimo biscotto con su accatastate svariate mezze ciliegie passate da tutto il resto (quasi tutto) della famiglia. Vero è che io avevo fatto metà dose, ma erano sempre un bel piattino. 

Quindi ok, sono bruttarelli, ma se volete darmi retta, scrivetevi questa ricetta. La pasta è semplicemente favolosa...non ditemi, poi, che non ve l'avevo detto!!

Poi se le ciliegie candite non vi piacciono, lanciatele a noi, che non buttiamo via niente :D

Ingredienti: 

280 gr di farina
250 gr di burro
100 gr di zucchero a velo
1 uovo
1 bustina di vanillina
1 scorza di limone
1 pizzico di sale
200 gr di ciliegie candite

Procedimento: 

In una ciotola ho lavorato il burro morbidissimo con 70 gr di zucchero a velo. Deve venire una spuma molto morbida. Ho aggiunto la vanillina, la scorza di limone (io avevo quella biologica di mia mamma, un giorno ve ne parlerò!!), il sale e l'uovo. Ho lavorato bene con una forchetta e piano piano ho aggiunto la farina setacciata. Regolatevi a occhio se si deve aggiungere un pò di farina, questo dipende dalla sua umidità. 
Ho lavorato l'impasto con le mani, ottenendo un impasto morbido e liscio. 
L'ho steso, e ne ho ricavato dei cerchi. Al centro di ogni cerchio ho posizionato mezza ciliegia candita, ho spolverato con il restante zucchero a velo e ho infornato a 180° per circa 15 minuti. 


Le camille

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Le ho provate due volte. Del primo tentativo non ero contenta. Martina dice che forse ero troppo esigente (avendo visto le foto anche del primo tentativo), ma io fermamente ho sostenuto la mia tesi: avevo sbagliato qualcosa. Perché? Perché mi erano venute troppo gommose, con la sfera troppo compatta, invece le camille devono essere come quelle di Martina, belle porose, soffici all'interno. E poi erano venute gialline, non arancioni. Avevo il dubbio, che ora è certezza, di aver sbagliato particolarmente la cottura. 

E' successo perché il mio forno cuoce poco sotto. Cosciente di questo, ho messo lo stampo a cuocere sul fondo. Sbagliato! Perché un conto è cuocere una torta alta 5 cm e un conto è cuocere queste sferette piccoline. Non c'era bisogno di questa tattica. Secondo me il forno sotto ha dato troppo calore tutto insieme e ha reso le camilline troppo compatte nella superficie sferica. 

Al II tentativo ho cotto le carote mettendole a metà altezza del forno e ho pesato qualche grammo di carote in più, perché una parte va persa nella grattugia. Ho pesato circa 105 gr.

Ed ecco le mie camille. Ottime, soffici, buonissime. 

E come sempre grazie a Martina per aver condiviso la ricetta. 

Ingredienti:

95 gr di carote (io 105 gr)
33 gr di farina di mandorle
33 grami di succo d'arancia fresco
15 gr di olio di arachidi
12 gr di burro
70 gr di zucchero
67 gr di farina
3 gr di lievito in polvere per dolci
1 uovo
1 pizzico di sale
1 fiala aroma mandorle
1 buccia grattata di mezza arancia

Stampo Silikomart

Procedimento:

  • Ho pulito e grattato le carote con una grattugia
  • Nel mixer ho inserito le carote grattate, l'olio, il burro fuso e il succo d'arancia.
  • Ho frullato fino ad ottenere una cremina
  • A parte ho montato l'uovo con lo zucchero fino ad ottenere una spuma
  • Ho aggiunto la farina di mandorle e la buccia grattata di mezza arancia
  • A questo punto ho aggiunto il composto di carote, un pizzico di sale e ho mescolato bene
  • Con lo spargifarina ho setacciato farina e lievito (se non avete lo spargifarina, usate un setaccio)
  • Ho mescolato piano dal basso verso l'alto, aggiungendo l'aroma di mandorle
  • Ho riempito gli stampini quasi fino all'orlo
  • Ho cotto in forno preriscaldato a 180° per circa 25/30 minuti



Le spighe

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Non so nemmeno bene come iniziare questo post. Non so come rendere in parole quello che sto vivendo e non so come trasmettere agli altri l'importanza che sta assumendo per me la panificazione. 

Dunque...partiamo dall'inizio, quando caldeggiata da Martina, ho comprato questo libro: 

"Il pane fatto in casa" di Ciril Hitz

Non smetterò mai di ringraziarla! Quanti errori facevo col pane, quante cose si pensa di sapere e invece non si sanno. Panificare è un'arte. E non è vero che è impossibile, non la definirei nemmeno difficile...oso dire che ci vuole solo pazienza e voglia di imparare. Con tanta voglia di imparare ho letto questo libro e non l'ho fatto solo io, lo sta leggendo anche mia Mamma. E' la nostra bibbia, sempre a portata di mano per illuminarci la strada :D il guaio è che ne abbiamo uno solo e non viviamo insieme (so' problemi!!! :D).

Minimo sforzo (inteso come comprare il libro e avere voglia di leggerlo) e ottimi risultati. 
L'ho già accennato timidamente in vecchi post, oggi lo posso dire a voce ferma: amo, amo, follemente amo panificare. La mia non è una passione, non è una cosa da una botta e via, la mia è una dichiarazione d'amore!

Quando ho rovesciato l'impasto sul piano per dividerlo, ci è mancato poco che mi salissero le lacrime: gonfio e teso come una pancia incinta, leggero come una nuvola, elastico come quelle palline antistress che si stringono tra le mani.
Non si può spiegare, non si può raccontare cosa significa maneggiare un impasto ben lievitato, quale emozione ti regala. 

Ho seguito passo passo la ricetta e il risultato è stato meraviglioso: spighe morbide, alveolate ed elastiche all'interno, un pane che è andato a ruba. Penso di rifarlo a brevissimo.  Mi spiace di non aver fotografato un passaggio, quello della preparazione dei filoncini, perché mia madre era sparita e da sola in queste fasi è impossibile fotografare (almeno per le mie ridotte capacità :D). Spuntano le mani di mia Mamma nel passaggio delle pieghe, che ho fatto fare a lei per fotografare. Siccome però le foto non sono decenti, potete vedere come si effettuano le pieghe di tipo I qui.
Infine, un'ultima nota: io avevo capito male, e le foglie le ho tagliate per intero, mentre nel libro dice di tagliare  quasi fino al fondo e spostare la foglia sul lato, prima a destra e poi a sinistra, andando avanti. Oso dire che questo non cambia sapore a questo pane, ma siccome le rifarò a breve, vi farò sapere e magari farò un altro post facendovi vedere bene.

Vi va si seguirmi nella mia avventura? :')

Ingredienti

Per la biga poolish

200 gr di farina manitoba
200 gr di acqua
2 gr di lievito secco

Per l'impasto

400 gr di farina manitoba
200 gr di acqua tiepida
12 gr di sale
1 cucchiaino di malto (io ho messo il miele)
Tutta la biga

Procedimento
  • Di sera ho preparato la biga poolish, unendo la farina, l'acqua e il lievito, mescolando bene. 
  • La biga la metto in una ciotola capiente, che possa contenerla abbondantemente anche quando raddoppia il suo volume. 
  • Ho coperto con la pellicola e lasciato lievitare in luogo tiepido e al riparo da correnti.
  • La mia biga in questo caso ha lievitato per 14 ore. 
  • La mattina successiva, dopo appunto 14 ore, ho iniziato l'impasto vero e proprio. 
  • Nella planetaria ho messo la manitoba, il sale, il miele, l'acqua e tutta la biga. 
  • Ho lasciato impastare alla minima velocità. 
  • Quando l'impasto ha iniziato a staccarsi dalle pareti, ho aumentato la velocità a livello 1 per circa 5 minuti. 
  • L'impasto si è fatto via via più omogeneo, fino ad incordarsi per bene intorno al gancio.
  • Ho versato l'impasto in una ciotolona oleata.
  • Ho lasciato riposare 45 minuti, coperto.
  • Ho messo l'impasto su una tavola e ho eseguito delle pieghe di rinforzo di tipo I
  • Ho rimesso l'impasto nella ciotola, sempre oleata, e ho lasciato riposare altri 45 minuti.
  • A questo punto, maneggiando delicatamente la ciotola, senza mai toccare l'impasto e senza scuotere la ciotola, ho fatto cadere delicatamente l'impasto sul piano da lavoro.
  • L'impasto deve cadere da solo per gravità: non scuoterlo e non manipolarlo in questa fase, aiuta a non infittire troppo la mollica. 
  • Con due tagli netti ho diviso l'impasto in 4 pezzi. 
  • Ogni singolo pezzo, l'ho steso delicatamente con le mani, facendo uscire l'aria e formando un rettangolo orizzontale. 
  • Ho preso i due lembi in alto, con le due mani e ho ripiegato l'impasto verso il centro. 
  • Poi ho preso i due lembi in basso e li ho portati verso l'alto, formando così un rotolino. 
  • Ho messo il rotolino a riposare 30 minuti con la linea di giunzione verso il basso e ho ripetuto il tutto con gli altri 3 pezzi. 
  • A questo punto, ho formato i miei filoncini: ho messo il rotolino orizzontale di fronte a me, appoggiando le mani sul centro e muovendole piano verso gli esterni, muovendo quindi l'aria verso le estremità, regolandomi ad occhio affinché il filoncino raggiungesse grosso modo i 30/35 cm.
  • Ho messo il rotolino a riposare su un panno di cotone e via via ci ho aggiunto vicino gli altri filoncini. 
  • Ho separato un filoncino dall'altro creando un separè con lo stesso panno di cotone, in modo che il panno facesse da confine al filoncino e lo aiutasse a svilupparsi in altezza. 
Così:

  • Li ho lasciati riposare per 1 ora ancora. 
  • Ho acceso il forno a 240° e ci ho sistemato sulla base una ciotola con dell'acqua per creare vapore.
  •  Ho foderato di carta forno una placca. 
  • A riposo avvenuto, ho sistemato un filoncino orizzontale di fronte a me. 
  • Con la forbice e con tagli netti ho ricavato le mie foglie. Così:
  • A mano a mano che le ho tagliate, ho sistemato le mie foglie in questo modo, a formare la spiga.


  • Ho cotto le spighe in forno a 240° stando attenta a coprire la superficie con carta argentata per non farla bruciare. 
  • La cottura varia di forno in forno: a me il tutto è durato circa 35 minuti.
le foglie si staccano una a una, mostrando la loro morbidezza

il dentro

il sotto


Scorzette d'arancia candite...e preservate i vostri cuori

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Abbiamo la presunzione, troppo spesso, di poter tenere sotto controllo tutto, e invece non è così. Le cose, i momenti, le emozioni e le persone, spesso ci vengono a cercare. Vengono a stanarci nella grotta in cui ci siamo rifugiati per proteggerci dal mondo esterno, vengono a tirarci fuori, e non sempre con gesti aggraziati.
Quando sono cose, momenti, emozioni e persone belle, spesso può essere un abbraccio a tirarci fuori, o una carezza, o un sorriso. Molto spesso un gesto involontario. O la pazienza di qualcuno che sa stare sulla soglia ad aspettarci, ad aspettare che siamo pronti per muovere un passo.
Altre volte sono invece cose, momenti, emozioni e persone brutte, che con più violenza irrompono nella nostra vita per venirci lo stesso a tirare fuori e che, nel male, ci fanno affrontare la realtà.
La realtà che spesso è amara, spesso crudele, molte volte dura, ma che ci fa vedere quanto siamo in grado di crescere esattamente mentre ci misuriamo con essa.

Qualcuno leggendo penserà che sto dicendo una marea di cose ovvie.

Forse.

Per me non lo sono state e non lo sono ancora. Ancora ho tante cose da guardare dentro di me, per potere un giorno volare anche io. Non lo so se volerò mai, ma potrò dire di averci provato. D'avere avuto a volte voglia di fuggire, d'avere sfebbrato malesseri in notti insonni, d'esser crollata ma poi aver saputo aspettare che le cose si calmassero per guardarle da lontano. Una volta non basta. Si cresce davvero quando si affrontano tanti di questi momenti.

Vi lascio con un cosa bellissima che ha scritto la mia amica Elisa, e che io ho fatto mia in periodi non sospetti.
Dopo tanto dolore si può scegliere di divenire parte di esso, annientando ciò che di buono si porta dentro. Oppure è possibile far tesoro delle sconfitte, per renderle ciascuna una spina che ci rammenta dove non dobbiamo più sbagliare: ogni esperienza può essere un monito futuro, un’occasione per divenire guerriero! Tutte insieme saranno uno scudo, utile a preservare il cuore.

La ricetta

Mi servivano i canditi per fare una cosa che non posso svelare, ma se so una cosa al mondo, è che i canditi buoni non si trovano facilmente. Ci avevo sbattuto la testa qualche tempo fa, quando non avevo ancora un blog, e avevo fatto una cassata siciliana: per cercare i canditi è stato un delirio e nemmeno li ho trovati come li avevo in mente io. Ma meno male che ho un faro speciale a illuminarmi il cammino, loZio più famoso del web, che quando gli ho chiesto "dove posso trovare canditi decenti qua a Roma?", m'ha risposto

"mercati rionali? alimentari vecchio stampo? ...oppure te li fai da sola" :D

Ahahahahaha...un Uomo, un mito :')

Così facili da fare che si fa fatica a crederci.

Ingredienti:

Bucce d'arancia (io ho usato arance del mio albero)
Acqua
Zucchero

Procedimento:

  • Lavate molto bene le arance e incidete gli spicchi come vedete in foto



  • Dopo l'incisione, sbucciate e con il coltello ricavate delle striscioline
  • In un pentolino mettete acqua (quanto basta per coprire) e le scorzette
  • Portate a bollore e poi scolate. 
  • Rimettete nel pentolino con acqua pulita e riportate a bollore. 
  • Scolate
  • Pesate le scorzette e a parte pesate pari quantità di zucchero e metà di acqua
  • Rimettete nel pentolino e fate bollire fino a completa evaporazione, stando attenti a non caramellare (sennò chi lo regge a Zio :D) 
  • A evaporazione avvenuta, fate freddare le scorzette su un foglio di carta forno



La mia pizza bufala e pachino con lunga maturazione

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C'è una magia, un attrito benevolo, un richiamo ancestrale, qualcosa di vagamente afrodisiaco, nel maneggiare un impasto lievitato come questo. Forse per tutto l'amore con cui riempiamo il tempo in attesa della maturazione, forse per quella gioia fisica che proviamo mentre attendiamo la lievitazione. C'è questo, sì, per arrivare fino all'impasto pronto. Forse per questo diventiamo più sensibili quando ci mettiamo le mani sopra. Giuro, giuro e spergiuro sul cuore mio, che ho sentito questo impasto palpitare vivo sotto le mie mani, che l'ho visto muoversi, rispondere alle mie carezze, che durante la fase delle pieghe alla Bonci, ha assunto le sembianze di materia viva, con questa piega palpitante messa di taglio di fronte a me, mi sembrava l'ombelico del mondo, il centro di una vita che da vita a sua volta, qualcosa che fosse pronto a lasciarsi amare.

Lo so cosa starete pensando: questa s'è messa a delirare. 

Avete ragione. Non vi state sbagliando. Vaneggio d'amore per i lievitati...ma provate a fare questo impasto, seguite passo passo le istruzioni, e poi se vi va, venitemi a raccontare se non avevo ragione.
_____

Devo la realizzazione di questa pizza al pluri osannato Zio Piero. Il perfezionista dei fornelli, lo definirei. Per farmi spiegare come fare questa pizza c'è stata una lunga chiacchierata fatta di interruzioni e di sovrapposizioni, per colpa mia che ho sete di imparare e per colpa sua, che non se sta mai zitto :D

INTERNO GIORNO, DOMENICA A PRANZO

Mia cognata: "Ah Michè, ma che c'ha sta pizza? E' diverZa...ammazza che bbona"
Io, sorriso compiaciuto: "E' 'n segreto, non te lo posso dì" :D

INTERNO NOTTE, QUALCHE SERA PRIMA

"Zio, mi aiuti a fare sta pizza?"
"Vabbé, appiccia 'a stampante"

'A stampante sarebbe la mia mano che scrive, perché io ho sempre con me un quadernino dove appunto ricette e consigli. Da brava allieva ho appuntato tutto e rispondevo random alle interrogazioni.

Lui: "me raccomanno, niente..?"
Io: "Niente farina!!

Lui:" Me raccomanno, niente..?"
Io: "Olio!!"

Lui: "Qualità delle farine???"
Io: "FON-DA-MEN-TA-LE!"



Ne è nata una sorta di giochetto botta e risposta, costellato di dialoghi in romanaccio stretto.

Ne riporto uno stralcio

"Che ripiano c'hai?"
"De legno"
"Solo? Marmo o simili no?"
"No"
"Vabbé, uguale. Sei tu che devi decidere. L'impasto nuosa che è de legno. Tu dije che è de fero"

:D :D :D

Questo è solo uno di una lunga serie che mi ha fatto passare una serata a ridere come una gallina, e che mi ha fatto rischiare lo sfratto esecutivo dal mio padrone di casa :D

Qui potrete vedere tutta la sezione Pizze dello Zio Piero

Ingredienti:

200 gr di farina manitoba
200 gr di farina 00
320 gr di acqua
3 gr di lievito di birra fresco
9 gr di sale
1 cucchiaio di olio

Per finire

Mozzarella di bufala
Pomodori pachino
Olio extra vergine

Procedimento:
  • Iniziate montando il gancio a foglia nell'impastatrice
  • Nella planetaria mettete farina, acqua e lievito di birra sbriciolato
  • Accendete l'impastatrice alla minima velocità e lasciate lavorare per circa 10 minuti
  • Aumentate la velocità di 1 scatto e lasciate lavorare a lungo, fino a che l'impasto inizia a cambiare suono, sbattendo.
  • A questo punto sostituite il gancio a foglia con quello per impastare.
  • Aggiungete il sale e pianissimo l'olio, portando la velocità a 2
  • Qui aspettate l'assorbimento dell'olio e lasciate incordare l'impasto tutto intorno al gancio.
  • Con la spatola, staccate l'impasto che sarà elastico e bellissimo, mettendolo su un piano di lavoro
MI RACCOMANDO NIENTE FARINA DA SPOLVERO!
  • Sul piano adesso cercate di lavorare l'impasto con la spatola, infilandola sotto si traverso e muovendo l'impasto verso il suo stesso centro.
  • L'impasto tenderà ad attaccare, non demordete...dominatelo con pazienza e con amore, con movimenti veloci e decisi.
  • Dopo aver sfruculiato per bene l'impasto, con un goccino di olio oleate una ciotola
  • Metteteci dentro l'impasto e lasciatelo riposare per 30 minuti a temperatura ambiente, coperto di pellicola o con un coperchio se lo avete
  • Dopo 30 minuti, trasferite l'impasto in frigorifero a meno di 5 gradi, dove lo lascerete per circa 20 ore (la mia c'è stata per 23 ore)
  • Trascorse queste ore, togliete l'impasto dal frigorifero e lasciate lievitare per un paio d'ore a temperatura ambiente, ben coperto.
  • Staccate l'impasto dalla ciotola senza toccarlo, solo capovolgendo, e ponetelo su un piano da lavoro
  • Qui date le pieghe all'impasto, aiutandovi con una spatola, e portando i lembi verso il centro dell'impasto. L'impasto tenderà ad attaccarsi, ma siate pazienti anche adesso. Se proprio non riuscite a manovrarlo, infarinatevi un poco le mani.


  • Io qui, a questo punto, ho fatto anche delle pieghe alla Bonci per asciugare un pò l'impasto. In questo video sotto potrete vedere cosa ho provato io manipolando l'impasto e sentendolo vivo sotto le mie mani. 

  • Preparate una teglia infarinandola copiosamente con semola rimacinata di grano duro
  • Sul piano da lavoro passare invece un velo di farina, meno ne mettete meglio è.
  • Iniziate a stendere l'impasto partendo dai bordi, picchiettandoli con le mani.
  • L'impasto vi sembrerà impossibile da stendere perché elasticissimo. Non vi preoccupate, insistete. L'impasto si modulerà piano piano. 
  • Sopra la pizza io non ho messo farina, se non riuscite, usatene un pò.
  • Una volta raggiunta la stesura desiderata, mettete accanto a voi la teglia pronta per accogliere la vostra meraviglia. 
  • Alzate poco l'impasto con una mano e ponetelo sul braccio a favore della teglia (quindi se la teglia è alla vostra sinistra, mettetelo sul braccio sinistro). 
  • Una volta posizionato, tirate su il braccio e infilateci anche l'altro sotto, in modo che l'impasto sia diviso sulle due braccia e adagiatelo sulla teglia. 
  • Fate un giro di olio extra vergine e mettete in forno caldo a 180° (io l'ho messa i primi 10 minuti sul piano più in basso e poi l'ho spostata al centro). 
  • Nel frattempo spaccate a metà i pomodorini e tagliate la vostra bufala.
  • A 10 minuti dal termine della cottura, estraete la pizza, decoratela con la bufala e i pachino, spolverando di sale, quindi terminate la cottura.

Salatini ungheresi per Natale...e auguri Marta!

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Quest'anno non ho sentito il natale. A dire il vero, l'ho sentito sempre meno negli ultimi anni, ma non per partito preso. Nella frenesia collettiva del fare tutto ad ogni costo, il natale ha perso il suo sapore. Poi mettiamoci pure che diventare più vecchia grande, fa passare tante cose. E poi mettiamoci che è stato un anno da dimenticare. Questo insieme di cose mi ha fatta arrivare a Natale senza sentirlo nel cuore (che poi è la cosa più importante). Però adesso questo periodo per me ha un altro profumo, ed è il profumo della mia nipotina che oggi compie due anni. Una parentesi di Donna, un concentrato d'amore e tenerezza, la mia casa è ovunque sia lei, pronta ad accogliermi con quella frangetta scugnizza, le manine acchiappa baci, il suo sorriso spacca cuore. Oggi sono certa di averla aspettata. Avere atteso sempre quella dolce meraviglia che quando non ci sono mi cerca col suo "E zia tia Michela?" e che a distanza, al telefono, mi fa ululare parole d'amore senza senso, che me la fa mancare quando non la vedo, che mi fa desiderare di stringerla, averla vicino, annusando il suo profumo che sa di buono, della sua innocenza incontaminata.

Buon Compleanno Amore mio!


Ingredienti:

225 gr di farina
150 gr di burro
100 gr di mandorle pelate e tritate finissime
50 gr di parmigiano
25 gr emmental grattugiato
1 uovo + 1 tuorlo
1 pizzico di cannella
1 cucchiaino di semi di papavero
1 cucchiaino di semi di sesamo
1 cucchiaino di paprika
Sale


Procedimento:
  • In una ciotola ho unito la farina, il burro morbido, le mandorle tritate, il parmigiano, 1 uovo, il sale e la cannella
  • Ho impastato a mano, fino ad ottenere un impasto omogeneo e ben amalgamato. 
  • Ho diviso l'impasto in due parti e in una parte ho aggiunto la paprika, amalgamando ancora fino ad incorporarla bene
  • Ho avvolto i due impasti nella pellicola e ho lasciato riposare in frigo per 1 ora.
  • Ho steso i due impasti su un piano da lavoro con il mattarello.
  • Ho ricavato i salatini con i taglia biscotti e li ho sistemati sulla placca coperta di carta forno
  • Ho spennellato i salatini con 1 tuorlo sbattuto insieme a due cucchiai di acqua
  • Sui salatini con la paprica ho spolverato l'emmental grattugiato
  • Sugli altri salatini ho spolverato i semi
  • Ho cotto in forno a 180° per circa 15 minuti

E' l'amico è

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Avete presente quando desiderate qualcosa con tutte le vostre forze? quando la vostra testa è spostata su un unico pensiero e il vostro cuore va solo in quella direzione? Finisce che desiderate così tanto quel qualcosa, che anche il vostro corpo urla. 

Ecco. Io desideravo arrivare alle ferie. Chiudere la lampo sul mondo del lavoro, scollegare la mia mente e il mio corpo da quel turbine e scaricare ogni tensione, ogni negatività. Scaricarmi a terra come un fulmine, e subito dopo un pacifico e sacrosanto e lungamente aspirato silenzio. 

Sabato mattina pre festivo, mi sveglio come se mi fossi svegliata da un lungo letargo. Apro le finestre e una luce mi invade gli occhi, accecante, bellissima. Sono così meravigliata, che resto un pò imbambolata, con gli occhi stropicciati, ma da quel sole non voglio andare via. L'aria è frizzante, viva. La casa silenziosa, calda. 
Non so quanti pensieri in un minuto attraversano la mia mente, ma so che a un certo punto mi scrollo e mi dico "Forza, forza, che arriva Matteo!". 

Mi metto in movimento. In un'ora impasto i miei pici, riordino la stanza, preparo la cucina, mi lavo, mi vesto e scendo. La spesa! Cavolo che risate che mi sono fatta qualche giorno prima per la faccenda della spesa.
"Senti Matté, si ok, sabato ci vediamo, ma sappi che sti giorni so' impicciatissima, ho il frigo vuoto, e non ho tempo nemmeno per pensare a cosa cucinarti. Per cui ok, ci vediamo sabato pé pranzo, però dimmi cosa posso cucinarti così vado spedita a fare la spesa prima che arrivi"
"Ma non te vergogni??? Una che c'ha un blogghe de cucina che chiede a me cosa cucinare??" 
ahahahahahahha :) bello mio, c'ha ragione :D

Ma in tutto questo chi ce l'ha avuto il tempo per pensare a cosa fare! Il frigo piange desolato, la dispensa non ne parliamo. Scendo tutta pimpante in strada e sorrido di questo cielo azzurro e questa voglia di vivere che mi agguanta dopo non so quanto tempo. Fornaio di fiducia, salumeria di fiducia (costosa, ma una garanzia). Il ragazzetto alla cassa mi scambia per un'altra, ma ha il difetto di parlare come se c'avesse na' patata in bocca

"ssjhdkjhkjhf...ita"
"?"
"nshjseirfnd..ita?"
"Scusa?"
"dksdjfddf...ita?"
- qui la scena si fa imbarazzante - 
"Scusami, non ti capisco"
"Ma non sei 'a fija de Rita?" dice con una faccia da pesce lesso
"No!"
"Ah, scusa t'ho scambiato pe' n'artra!"
- annamo bene, penso, due di me non si possono sopportà! :D

Pago, giro i tacchi e me ne vado sorridendo, pensando alla faccia di Matteo quando glielo racconterò.
Salgo le scale a due gradini per volta e metto insieme il mio pranzetto veloce ma gustoso. 

Le bruschette! Massì, gli faccio le bruschette a  Matteo che gli faccio sentire che cos'è l'olio nuovo di quest'anno. 

Matté, ma quant'è che non ci abbracciavamo? Due mesi o giù di lì...che bello ritrovare un volto amico, braccia amiche, t'ho fatto i pici, li hai visti? poi dì che non te tratto bene....quanto mi sei mancato, ma lo sai che m'è successo prima? 

Ascolta e sorride. Afferma: "te le cose buffe le attiri pe' costituzione" :D  (passerà alla storia)

E così mangiamo, parliamo, ridiamo, fumiamo (uno strappo alla regola), e ritroviamo quella gioia che da sempre contraddistingue i nostri incontri, da quando ho avuto il privilegio di conoscerlo. 

Matté, com'era l'olio nuovo? :')

E racconta, com'erano i miei pici al ragù di tonno? :')

Io dovrei raccontare cosa sono stati i tuoi pensieri per me, i tuoi regali, ma più di tutto dovrei spiegare quanto bene mi hanno fatto le tue parole e i tuoi sorrisi, e di quanto avevo bisogno di quell'abbraccio amico, ma non lo posso fare, perché per queste cose le parole non sono sufficienti. 

Un amico così, chi ce l'ha deve tenerlo stretto. E io ti tengo. 

Grazie di cuore!

Mappoi, io c'ho la risata sguaiata? :D


Il Pandorlato di Paoletta... e bilanci di fine anno

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Dice che prima o poi questo anno orrendo finirà....mancano pochi giorni, e io faccio un tifo esagerato. Un anno che si conclude in bellezza, avendomi fatto passare le feste ammalata. Brutta, bruttissima influenza, a corollario di quanto già detto più volte, e cioè che sono arrivata a fine anno troppo stanca e troppo emotivamente provata, per poter anche solo pensare di avere difese buone per proteggermi da questo orrendo virus che gira. 

Ad ogni modo, niente lagne! 

Voglio guardare il bicchiere mezzo pieno, e infatti mentre me ne stavo forzatamente a letto, ho pensato tra me e me..però cavolo, uno ha sempre più a memoria le cose brutte. Tendiamo più facilmente a tenere addosso le sensazioni negative che quelle positive ...non che questa sia una regola, però spesso è così.

Allora sì, di questo anno ci sono state tante cose da buttare, ma anche diverse da salvare. E vorrei ricordarmi di più di queste ultime. 

Cosa butto del 2012?

La delusione provata per una persona che mi ha fatto molto, molto male. 
Le tre operazioni di mio padre
La morte del mio amato Spillo
Le grandi difficoltà dei rapporti umani a lavoro
La fatica raddoppiata, sempre sul lavoro
Gli stronzi di turno
Il viaggio saltato per Berlino

Cosa salvo del 2012?

Il viaggio in Iran, che mi ha cambiato la vita..
e le nuove amicizie preziose che ne sono derivate
Un riconoscimento a lavoro
La nascita del mio blog
Gli amici di sempre che mi sono restati accanto, Chiara e Matteo.
Il sorriso di mia mamma e della mia nipotina
L'arrivo a casa dei miei della nuova cucciola, Gemma (il primo cane di cui ho scelto io il nome e ne vado fiera)

Il numero, come vedete, è pari. Tutto sommato non è andata male :)

A voi tutti, auguro di cuore un felice 2013 :))

Ora passiamo alla ricetta, che ho preso da Paoletta. Le dosi le ho adattate al mio pirottino da 1 Kg (con l'aiuto dello Zio Piero. E' un impasto tostarello da fare, perché fatica ad incordare come dice Paoletta stessa.
Comunque è un esperimento che va fatto! Mi spiace solo di non averne goduto perché già mentre lo fotografavo, stavo male. Ne ha goduto la mia famiglia però :)
Posso dirvi però che una volta lievitato nel pirottino, questo bellissimo impasto era favoloso al tatto: morbido, liscio, gonfio. Commovente!
Vi consiglio, per fare l'operazione, di iniziare il lavoro la sera e terminarlo la mattina successiva.



Ingredienti per uno stampo da 1 kg:

375 gr di farina manitoba
107 gr di latte intero
120 gr di zucchero
145 gr di burro fatto a cubetti
4 uova intere (divise però tra tuorli e albumi)
10,5 gr di lievito di birra fresco
6,5 gr di sale
Zeste grattugiata di 1 arancia (io ho usato un'arancia di casa, voi prediligete arance non trattate, se possibile)
2,5 gr di limoncello
2 cucchiaini di miele d'acacia

Per rifinire

Granella di zucchero
Mandorle con la pelle
Zucchero a velo

Procedimento:
  • iniziate preparandovi tutti gli ingredienti pesati
  • Intiepidite il latte, scioglieteci per bene il lievito. 
  • Mescolatelo nella planetaria con 90 gr di farina e il miele, quindi coprite e lasciate riposare mezz'ora.
  • Unite gli albumi, il resto della farina e iniziate a lavorare con il gancio a foglia a velocità 1.
  • Unite il sale, il limoncello e lentamente aumentiamo la velocità fino a 2. 
  • Lasciate incordare (5 minuti circa)
  • Ora abbassate di mezza posizione la velocità (1.5) e unite un tuorlo. 
  • Lasciate assorbire bene, quindi aggiungete un altro tuorlo con metà dello zucchero
  • Lasciate assorbire sempre bene, quindi aggiungete gli altri due tuorli e l'altra metà dello zucchero.
  • Lasciate lavorare bene almeno 15 minuti
  • Aggiungete la buccia d'arancia
  • A questo punto, va agglomerato il burro, aggiungendo un quadratino alla volta e aspettando tra uno e l'altro che il precedente sia ben assorbito. 
  • Questa operazione dura un bel pò.
  • Alla fine, anche io come Paoletta, ho aggiunto una 15ina di grammi di farina per permettere l'incordatura (l'ho anche spronato a voce, a dire il vero, incitandolo con un "dai, dai!" :D)
  • Ora, mettete l'impasto in una ciotola con coperchio, lasciatelo circa 50 minuti a temperatura ambiente (deve partire la lievitazione) e poi lo trasferite in frigorifero per circa 6/8 ore.
l'impasto, dopo, si presenterà così
  • Quando lo tirate fuori dal frigo, fate all'impasto delle pieghe di tipo 2, e con la parte di chiusura verso il basso, riponetelo nel pirottino di carta, copritelo con la pellicola e lasciatelo lievitare in posto caldo, o nel forno con la lucina accesa. Dovrete controllare spesso il vostro impasto, perché non a tutti ha lievitato nello stesso tempo. Il mio ha impiegato 6 ore esatte (l'impasto deve arrivare a circa 2 dita scarse dal bordo.
  • Battete un albume con una forchetta e poi spennellatelo delicatamente sulla superficie. 
  • Spolverate di granella di zucchero, poi aggiungete delicatamente le mandorle. 
  • Spolverate con zucchero a velo, lasciate assorbire, e poi rispolverate di nuovo.

  • Mettete il vostro pandorlato a cuocere in forno caldo a 190°, sul ripiano più basso.
  • Durante la cottura, coprire con carta argentata la superficie per non farla bruciare. 
  • La mia cottura è durata 40 minuti, contro i 30 di Paoletta. Per questo dovete regolarvi con li vostro forno...il mio ci mette un pò di più! E in ogni caso l'impasto era maggiore ;-)

Pane senza lievito aggiunto

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Il paradiso. Il divino. La quintessenza dell'amore. Tutto questo racchiuso in un pane. 

Ma andiamo con ordine. 

Un giorno mi imbatto in un post del mio carissimo Zio Piero, che diceva "il mio pane senza lievito".
Sbatto le ciglia ripetutamente, mi stropiccio gli occhi. Avrò letto male. Di nuovo "il mio pane senza lievito". Inizio a leggere, mi gratto il collo, mi sistemo sulla sedia, cerco di ignorare il messaggio che la mia mente mi sta mandando. No, non cederò! Ma come faccio a fà un pane senza lievito? 
Leggo attentamente, ho fatto così, ho fatto cosà....se vabbè, ma figuriamoci se mi viene. 
Lo faccio, non lo faccio, lo faccio, non lo faccio. A fine post ero già arresa: lo faccio!

Ma io non è che lo faccio apposta...è che proprio non resisto a non lanciarmi in certe cose. 

E beh, voi non ci crederete, l'esperimento è riuscito, sia al primo che al secondo colpo. Meglio il secondo, perché come dice Piero, "l'urtima vorta è sempre la mejo" :D

Ora, la prova con la farina bianca (manitoba), buona...la seconda, proviamo con una versione integrale mista. Farina integrale macinata al mulino e presa sfusa, con aggiunta di farro e grano saraceno, e una parte di manitoba. Una bomba cosmica, l'apoteosi di tutti i sensi. Una mollica grezza, alveolata, rustica (avete letto bene? ripeto: grezza, alveolata, rustica)....ma ancora non avete sentito niente. Perché devo ancora parlarvi della crosta. Ah, la crosta! Non ho mai, mai nella vita, assaggiato una crosta così buona. Croccante, saporita, spessa, che sapeva di pane vero! Ero così colpita che non riuscivo a capacitarmi, ho passato due giorni in giro per casa a guardare incredula i miei famigliari ripetendo "ma tu, hai sentito che crosta?" (dopo "ma tu" ci sta la virgola, perché facevo una pausa rafforzativa :D). 

Senza pensare che il primo giorno che l'ho servito a pranzo, in mezzo al silenzio ho detto:

"Assaggiate sto pane, assaggiate 'sta crosta, e poi state attenti a quello che dite e a come lo dite" :D

E' che non si può mangiare un pane così con disattenzione, non è che uno si ficca il pane in bocca e intanto può chiacchierare col vicino, o guardare l'asino che vola. Se mangi questo pane, devi mangiare questo pane. Non mi frega niente di passare per la pazza di turno, quale sono tra l'altro :D :D :D

Comunque, io ve lo dico: provateci! Perché vale la pena, la vale tutta. Perché il pane sarà come un bambino, come un desiderio, come un sogno: crescerà con voi, lo vedrete respirare a poco a poco, grazie a voi. 

Come un bambino, come un desiderio, come un sogno.  

il pane si mantiene benissimo per giorni

Ingredienti:

1 kg di farina mista manitoba e integrale (non la userete tutta)
Acqua
13 gr di Sale
1 cucchiaio di olio

Procedimento:

  • Ho iniziato un sabato sera impastando 50 gr di farina con 25 gr di acqua
  • Ho messo la pallina in una ciotola, l'ho coperta bene e l'ho messa in luogo tiepido.
  • Il giorno dopo, domenica, nel pomeriggio, vedendo la pallina diversa (più espansa, con una superficie duretta e più scura), ho rinfrescato aggiungendo altri 50 gr di farina con 25 gr di acqua
  • Ho coperto e lasciato in luogo tiepido.
  • La stessa sera, sul tardi, la pallina era nuovamente espansa (non che lieviti visibilmente, diciamo che cambia forma e si spancia un pò). Ho rinfrescato con 80 gr di farina e 40 gr di acqua. 
  • La mattina successiva, lunedì, ho aggiunto la farina per l'impasto definitivo: 650 gr di farina mista manitoba, integrale, farro e grano saraceno + 490 gr di acqua + 13 gr di sale + 1 cucchiaio di olio.
  • Ho coperto e lasciato lievitare fino al raddoppio. 

questa foto dimostrativa è sul primo esperimento di sola farina bianca
ma voi datemi retta, e fate l'integrale!!!

  • Dopo qualche ora, l'impasto era pronto. L'ho rovesciato sul piano e ho fatto delle pieghe di tipo 2
  • Ho formato la mia bella pagnotta, ho praticato un taglio a croce sopra e l'ho messa in forno caldissimo a 240°, per circa 20 minuti. Poi a 180° per altri 20.
  • Ho lasciato raffreddare completamente su una gratella (non tagliate mai il pane caldo, vi raccomando, sennò rovinate tutto!!)

 la versione integrale mista


la versione bianca, solo manitoba

Ah Pié, mo' pure io te faccio lievità tutto, come la volemo mette? :D :D :D

La pasta frolla

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clicca sulle immagini per ingrandirle

Dice che il training autogeno per tornare a lavoro non è servito, ma la musica, quella serve sempre. E oggi per tornare in ufficio ho scelto una musica tosta, senza troppi convenevoli.


Che poi è stata la mia colonna sonora di queste feste natalizie :)

Voi che rapporto avete con la musica? Io a volte penso di averlo piuttosto maniacale, ma in fondo, maniacale che significa? Forse niente..forse sono solo stronzate. 

La musica mi accompagna da tutta la vita. Ne ho sempre ascoltata moltissima, spaziando nei generi, ma la mia anima resta rock. Quando ero piccola, avevo fratelli un bel pò più grandi...per capirci, quando io ne avevo 5 o 6, loro ne avevano 13, 15, 16....e quelli erano anni favolosi, dove i ragazzi ascoltavano tantissima bella musica. Ad ogni modo, la mia top iniziazione alla musica la devo a mio fratello Diego, che di musica ne ha sempre ascoltata più di tutti e di maggiore qualità. Con lui sono cresciuta ascoltando i Pink Floyd, i Genesis e poi Phil Collins da solo, ma anche Freddie Mercury, i Led Zeppelin, i Dire Straits. Potrei continuare a lungo. Ripensando a quegli anni, nella mia mente vedo immagini dai colori sbiaditi, tendenti al giallo, capelli arruffati. Capelli tanti. Le facce stralunate e felici, la musica in ogni istante. Eravamo ragazzini lasciati a crescere nelle campagne romane di provincia, la nostra pelle aveva odore di selvaggio buono. Qualcuno di noi è rimasto inselvatichito ma ha dovuto adattarsi ad un'epoca cambiata, nuova, irriconoscibile. E la musica c'era sempre. Noi eravamo il sempre. Perché tutto doveva venire, tutto doveva ancora accadere, c'era storia ancora da scrivere. Anni dopo, ho provato a racchiuderlo, quel sempre, in queste poche parole:

Il suono delle cicale
che cantano nei 
pomeriggi d'estate.
Caldo afoso, erba gialla 
secca di sole.
Noi piccoli, vestiti di niente, 
a vivere il nostro tempo
che sembra
IMMOBILE ed ETERNO.


"Come on, baby, take a chance with us" 
                                                


Fare la frolla non è difficile, però il fatto che non sia difficile, non significa che si possa prendere sottogamba il procedimento. Ho voluto provare questa suggerita dallo Zio Piero. E ho accettato il suo suggerimento, cioè quello di fare un grande impasto, per poter congelare le dosi e avere sempre la frolla a disposizione. 

Ottima idea, considerando che dobbiamo pasticciare, tanto vale farlo per avere il lavoro pronto per successive volte. Che poi pensandoci bene, torna utilissima per quelle volte che avete voglia di dolce, fatto in casa of course, ma non vi andrebbe di fare l'intero procedimento. O quando vi capitano ospiti all'ultimo minuto, ma non volete rinunciare al dolcetto fatto in casa che rende sempre bella qualsiasi atmosfera. Con la frolla pronta, è un gioco da ragazzi!!

Dunque, con queste dosi vengono 4 frolle per teglie da 26 cm di diametro.

E' una frolla buonissima, pazzesca. Sembra velluto sotto le mani. L'ho assaggiata cruda ed era un incanto: si sentiva quel retrogusto di sale, in contrasto con lo zucchero, ed era incantevole. 

Io ho usato la planetaria, ma chiaro, l'impasto si può fare anche a mano.

Ingredienti per 4 frolle:

900 gr di farina 00
100 gr di fecola di patate
500 gr burro appena morbido
300 gr zucchero a velo (200 se si usa il miele)
200 gr uova intere (oppure 150gr uova e 50gr di miele d’acacia se vogliamo una frolla morbida)
6 gr sale
20 gr di succo di limone
6 gr di lievito istantaneo
Zeste di un limone grande (o 2 piccoli)
Semi di vaniglia (facoltativi)

Avete presente cos'è il profumo di zeste di un limone coltivato a casa?
Ve lo dico io: poesia!

Procedimento:

  • Montate il gancio a foglia nell'impastatrice e pesate tutti gli ingredienti
  • Nella planetaria inserite la farina e il burro morbido a pezzetti.

  • Iniziate a lavorare a velocità 1 e aumentate a poco a poco di una posizione, fino a 4. 
  • Aggiungete lo zucchero a velo, e continuate a mescolare. 
  • Adesso fermatevi e al centro della planetaria, create un foro. 
  • Inseriteci all'interno tutti gli ingredienti rimanenti.
se ingrandite, potete vedere la consistenza della sabbiatura
  • Riavviate l'impastatrice a 1, aumentando piano piano fino a 3. 
  • L'impasto si formerà facilmente e appena formato dovete fermarvi perché non va surriscaldato.
  • Disponete il vostro (meraviglioso) impasto sul piano da lavoro, compattatelo e dividetelo in 4 parti uguali. Io ne ho usato uno fresco e gli altri tre li ho congelati, creando delle mattonelle separate da carta forno.



Pizza al farro ad alta idratatazione e a lunga maturazione

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"Miché, lassa perde, che dopo che te sarai magnata sta pizza, tutte l'artre te faranno schifo", mi ha detto un giorno in modo profetico il mio amicoPiero, lo scassa birilli man :D

E ancora: "La gente?? ma la gente mica lo sa come se magna na pizza! te dicono bbona, si, ma te parlano sempre der condimento. Pé questo io vojio fa sempre 'e pizze bianche, perché a ggente poi fa più attenzione all'impasto, come dovrebbe da esse!!"

Lui mi parla, e io mentalmente annoto tutte le sue chicche (ne spara una al minuto :D). 

Ma fatto sta che non è che uno si alza una mattina, e fa questa pizza. 

"Ahò, Miché, è come uno che se prepara pé na gara. Mica se prepara in un giorno solo, no?! Uno se allena pe' mesi. Ecco, 'a pizza uguale".

Ci vuole un pò di buona lena, ci vuole allenamento, ci vuole dedizione, ma sopra ogni altra cosa, ci vuole amore. Non si arriva a fare una pizza come questa senza amare quello che stiamo facendo. 

Dice, e uno come fa a sapé se c'è l'amore? 

Ma è semplice!! si vede, si sente, si percepisce. In tante cose, in infinitesimali piccoli dettagli, ma già nelle mani lo potete sentire. Le mani che amano, accarezzano l'impasto con un altro calore. E l'amore ci fa fallire, e subito dopo riprovare, senza aspettare, senza faticare...con quella testardaggine propria solo di chi ama quello che fa. Però prima se devono pjià i schiaffi. Vale a dire, prima si deve sbagliare. E soprattutto, non potrete mai crescere, mai aumentare il vostro livello, senza che ci sia qualcuno che vi smonta e che vi critica in modo costruttivo. Dovete essere delusi, per dare il meglio la volta dopo. 

"Ah Miché, 'a pizza tua è sopra media, è bbona, però guarda quà, lo vedi che sta pizza è seduta?"
"Ma come seduta, Pié??"
"Eh, seduta!! nu'lla vedi? guarda qua, l'aria null'hai distribuita bene. Perché ce so' ste bolle ar centro, e de lato l'arveoli nun se so aperti?"
"Eh, ma io avevo paura che toccandola troppo si rovinasse"
"Bene, alla prossima nun ce devi avè paura, ricordete che sei te che comandi, je lo devi fa capì all'impasto"
"Ok. Niente paura. Dominazione dell'impasto" ripeto e rimugino per memorizzare
"Aricordete: chi è che comanna?"
"Io!"
"Ecco, brava. Io te vedo, te hai capito, te ce la pòi fà"
....me ne sono stata un pò in silenzio, poi
"Però che palle!"
"Ahò Miché, si t'era venuta a prima botta, sai che t'avrei detto?"
"Che era culo!"
"Ecco brava, se semo capiti"

:D

Ho rifatto questo procedimento per la pizza tre volte, a stretto giro. Ogni volta ho migliorato qualcosa e solo dopo capivo dove avevo sbagliato prima. 
Imparare a fare l'impasto è stato il primo traguardo importante. Non sapete, non potete capire l'emozione che ho provato quando ho ottenuto questa consistenza: liscia, elastica, omogenea, arroccata sul gancio in un abbraccio meraviglioso, indissolubile.



Ah Pié, lo riconosci? :')


Poi c'è l'altro ostacolo del forno, che per me è stata la cosa più difficile da dominare. E in realtà ancora non l'ho dominato, e non so se ci riuscirò perché il mio forno è una ciofeca...

Che poi, per dirla alla Piero, me sento proprio inadeguata. E' come una che se prepara pé annà a corre alle olimpiadi, se prepara pe' n'anno, fatica, sudore, dieta ferrea, poi arriva lì, tutta pronta, tutta caruccia, e me va a fa' la gara co' le scarpette sbajate. Lo capite che c'è qualcosa che non va? :D

Ok, propositi per il nuovo anno: risolvere la faccenda forno.

"Ah Pié, me devi da un consiglio pe' un forno bbono"
e qui scatta la ricerca tipo FBI. Lui non ti da un consiglio. No! Lui si informa e poi ti documenta, ti fornisce dettagli e prove scritte, indizi, alibi e contro prove..che manco in tribunale saprebbero fare meglio.
"Ecchetelo tié" :D "questo...zicche zacche, guarda qua, questo scià pure 'a camera de lievitazione, poi scià l'effetto haide"
"Haide??" ripeto perplessa.
"Eh, haide....."
"Ahhhhh, hide!" capisco alla buon'ora!
"Eh...'n pratica quanno che apri lo sportello, lo poi nasconne dentro, scioè sotto"
"Vabbé, ma qual è l'utilità? che non c'hai l'ingombro davanti?"
"Sciai l'utilità che quanno devi cuscinà non te devi infilà dentro er forno"
Questo dettaglio non mi ha convinta del tutto, ma questo a Piero non glielo dico :D


Mentre risolvo la faccenda forno, vi mostro le piccole evoluzioni della mia pizza:

La prima, con solo farina manitoba, bufala e pachino, pubblicata qui.

La seconda, solo farina di farro, tonno in vetro e cipolle:



La terza, solo farina di farro, in due versioni:

Broccoli e salsiccia

Bianca con sale, olio e rosmarino

Ingredienti:

400 gr di farina di farro (macinata a pietra)
320 gr di acqua
2 gr di lievito di birra (contro i 3della volta prima)
9 gr di sale
1 cucchiaio di olio extra vergine

Procedimento:

Lo stesso seguito qui, ma senza pieghe alla Bonci.

E ora...

Per voi che siete arrivati fino in fondo, per farvi vedere come ho fatto.
Per me, per ricordarmi di questo piccolo traguardo.
E per Piero, per ringraziarlo di come mi ha spronato a fare meglio...
...ho realizzato questo video spartano, che non ha niente di professionale, ma che è solo la dimostrazione che quando si vuole fare qualcosa, se si insiste, ce la si fa.

Ho scelto di mantenere i suoni originali dei video, attaccati insieme alla meno peggio, con una musica di sottofondo. In un punto di sente anche una mia esclamazione di stupore, ma va prestata attenzione per sentirla, forse in cuffia è meglio.

Buona visione a tutti....enjoy!!!



 - DIETRO LE QUINTE -

"Ah Pié, ma in romanaccio come posso scrive "ha"? Scrivo c'ha, o scrivo scià?
"Scrivi scià, esse ccì ì a"
"Scià?" chiedo conferma
"Eh! Scià, come lo scià de Persia"
:D :D :D
ahahahahahahahah

Avviciniamoci alle cose: crema pasticcera da forno

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Gennaio ci ha regalato giornate bellissime. Almeno qui a Roma. In alcuni giorni sembrava tardo marzo: sole, aria frizzante, cielo azzurro, nelle gambe voglia di passeggiare, di stare naso in su e occhi stropicciati. Conoscete questa sensazione, vero? Quella voglia di tirare fuori la testa dal guscio, tipo una tartaruga, alla ricerca del nostro posto al sole. Ma chi di voi mi conosce, sa che spesso amo le cose e il loro contrario (non sempre, spesso). 
Per cui qualche giorno fa, quando uscita da lavoro mi ha sorpreso una pioggia battente, ho rifiutato i passaggi con l'ombrello delle colleghe che correvano cercando di raggiungere l'auto il prima possibile e ho inspirato forte. L'aria era fredda e bellissima da respirare. E per fortuna la mia macchina era lontana, per cui ho passeggiato piano, tirando la testa in su e lasciando che la pioggia mi prendesse. Non m'importa un fico secco, mi sono detta.
Avete mai passeggiato sotto la pioggia, senza ombrello? E l'avete mai fatto tirando su la testa, guardando il cielo? No?!? Beh, fatelo. Perché vi accorgerete di cosa vi siete persi.

E' che a volte abbiamo bisogno di farci toccare dalle cose, o di avvicinarle. Lo dico spesso, questo. Avviciniamoci alle cose! 

Lasciate l'ombrello, prendetevi la pioggia!
Si rovina la piega dei capelli? chissenefrega!

Camminate sulla sabbia a piedi nudi, senza nemmeno tirare su i jeans.
Non ritirate i piedi, lasciate che l'acqua possa toccarvi.

Stendetevi su un prato, senza coperta. Lasciate che l'erba possa toccarvi.
Sale una formica? non importa, non vi mangerà!

Invasate una pianta? Non mettetevi i guanti, sporcatevi le mani con la terra.
Le mani dopo si possono lavare!

Mia nipote, due anni appena, camminava sul pavimento a piedi nudi. Le rimettevi i calzini e lei se li toglieva. Glieli rimettevi, e lei di nuovo via. Sotto lo sguardo allarmato di mia mamma, che di vedere il sangue del suo sangue camminare scalza proprio non ne aveva voglia. E io me la ridevo, sotto i baffi che non ho...perché si, magari prende freddo, vabbé, ma beata lei. Scondinzolava per casa, piedi nudi, e non ne voleva sapere di giocattoli e compagnia bella...andava toccando ogni cosa: la radio antica di mio padre, la legna per il fuoco, le tende alle finestre, il velluto di un pantalone.

I bambini lo sanno fare, impariamo da loro!

Potremmo scoprire qualcosa che ci siamo persi. Potremmo trovare qualcosa che i nostri occhi non sono stati allenati a guardare. Potremmo scoprire qualcosa che nessuno ci ha insegnato a fare, perché dovevamo impararlo da soli. Potremmo scoprire che qualcuno, se accenniamo una carezza frenata per anni, ci trattiene la mano per tenerla stretta, ancora pochi secondi.

Ah, dimenticavo: se vi capita di fare questa crema, quando avete finito, ripulite la ciotola col dito, mi raccomando ;-)

PS: grazie Piero per la riscetta! :*

PS bis: La ricetta originale è di Montersino

Ingredienti:

320 gr di latte
160 gr di panna
240 gr di zucchero
145 gr di tuorli
30 gr di fecola di patate
1 bacca di vaniglia
Zeste di arancia

Procedimento:
  • In un pentolino portate a bollore il latte, la panna e la bacca di vaniglia, a fuoco basso.
  • Nel frattempo, montate con le fruste lo zucchero insieme ai tuorli.
  • Aggiungete zeste di arancia, la fecola e mescolate bene.
  • Appena il latte viene a bollore, togliete il pentolino dal fuoco, eliminate la bacca e con una mano aggiungete il composto coi tuorli mentre con l'altra girate con una paletta di legno energicamente. 
  • Rimettete sul fuoco il pentolino e continuate a girare energicamente fino a che vedrete la crema addensarsi.
  • Spegnete il fuoco e continuate a girare ancora qualche minuto, facendo sfumare. 
  • La crema può essere usata calda oppure fatta freddare e poi messa in frigo, coperta di pellicola in modo tale che non si formi la patina. 


Tarte al limone

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"Ah Chià, ho il dolce dei tuoi sogni" ho scritto un giorno alla mia adorata Chiara.
"Ma in che senso? L'hai fatto o lo devi fare?"
"L'ho fatto, ma ne resta una fetta. Che c'hai da fà dopo il lavoro?"
"Niente, vengo da te" 
"Ecco, sbrigate"

:D

Mi arriva che ho già il the pronto, bello pieno di limone come piace annoi. Le metto davanti la fetta. 

"Vabbé, ma dividiamola, così la mangi anche tu" prova a dirmi.
"Ma lascia fà, magna e zitta che chissà quanno te ricapita!?"

:D :D :D

Per me limone vuol dire Chiara. Anzi, vuol dire me + Chiara. Che il limone ci fa impazzire, vero Chià?
Che quando sono stata male e non mangiavo, avevo sete solo di limone assoluto. Affondavo i denti in uno spicchio di quei fantastici limoni di casa, ancora non propriamente maturi, quindi ancora più aspri che se ci penso mi vengono le vertigini tanto che mi piacciono. Comunque quando dico limone, è come dicessi Chiara.

Per questo ho messo in salvo la fetta per lei. L'ho transennata, protetta, circoscritta con nastro rosso tipo CSI  con tanto di biglietto vicino "se la tocchi sei un uomo morto!". Non ridete, che a casa mia così bisogna fare :D Ho imparato dopo innumerevoli piatti fatti fuori, dolci aperti, composizioni guastate a suon di "ma io non lo sapevo!"...se se :D

Le persone che mi conoscono davvero a fondo, nella mia vita, si contano sulle dita di una sola mano, e non la prendono nemmeno tutta. Chiara è tra loro. Ci pensate che sto per compiere 33 anni (si si, l'anni de cristo) e lei la conosco da 19 anni? A me è un numero che fa impressione, un pò perché mi ricorda che sto inesorabilmente crescendo, e un pò perché penso ma come avrà fatto a sopportarmi tutto sto tempo? Nessuno è durato tanto. Che significherà? Lo devo chiedere a lei. Perché veramente ancora non me ne capacito, e non sto scherzando.

Che poi ne abbiamo passati di momenti brutti, eh! Periodi un pochino distanti, periodi di dolori amari, viaggi, uscite, solitudine...tutte le abbiamo passate. D'altra parte, 19 anni sono parenti stretti di 20...e 20 anni in una vita sono davvero molti. Tantissimi. Se ci penso ho le vertigini pure per questo (si si, ho sempre le vertigini).

Se ripenso a questi anni, mi vengono in mente molte cose...le cene insieme, le confidenze, l'esser diventate grandi, le carezze quando ci consolavamo a vicenda per un dolore troppo grande ("arrivo da te, ce l'hai un posto sul divano della consolazione?"), inevitabilmente tutte le persone che ci hanno deluso e che, forse, anche noi abbiamo deluso a nostra volta. Quel viaggio dove mi ero invaghita del vicino di stanza...peccato che lui aveva 40 anni più di me :D (ti ricordi Chià com'ero diventata rossa quando si era offerto di farci una foto con l'asciugamano intorno alla vita? ahahahahhaha :D).
O quel viaggio a Lisbona dove abbiamo preso pioggia che dio la mandava e avevamo litigato perché sono incontentabile, incontenibile e permalosa...certe volte mi punto peggio di un somaro! (Puoi dirlo, si si).
E quella volta che eravamo ragazzine e prendemmo il treno per Genova? Perché io m'ero fissata che volevo vedere la città di De André. Che viaggio, quello! Eravamo due bambine, diomio. Io attraversavo i binari  e lei che scendeva nel sottopassaggio, si poteva essere più diverse di così? Però abbiamo sempre viaggiato bene, insieme, vero? ci siamo sempre assecondate. E sai che per me viaggiare con qualcuno non è una cosa che prendo tanto alla leggera.

Noi due che ci chiamiamo con lo stesso soprannome da sempre, vicendevolmente: Micia. Micia di quà, Mica di là, Micia quando vieni? Nessuna distinzione tra noi: siamo Micie tutt'eddue.

E le mie citofonate a casa sua...        

Se arrivo solo con me stessa                                       Se arrivo con un regalo

«Driiiin »                                                                       «Driiiin»
«Chi è? »                                                                      «Chi è?»
«Io!»                                                                             «Sono il tuo regalo da scartare»
«Io chi?» :D                                                                    

oppure, se arrivo con un dolce                                     ..e se arrivo con bisogno di coccole

«Driiin!»                                                                        «Driiiiin» 
«Chi è? »                                                                       «Chi è?»
«Sono la Micia Pasticcìììna »                                          «Sono quella in cerca del divano»

Quella volta che davanti al cancello di casa sua le chiesi 
 «Ma dove la trovi un'altra come me?!?» 
 «Grazieaddio da nessuna parte!» :D :D

Ma resta storica quella notte che non si spiega come non abbiamo svegliato tutta  casa, a ridere a crepapelle,  senza più riuscire a respirare, tanto che ridevamo, incapaci di controllare il nostro corpo (io ho creduto davvero che sarei morta!)...e solo perché avevamo fatto quella battuta sulla tarantella...campassi cent'anni, non potrei mai dimenticarlo! Quella sensazione di soffocamento dalle risate, che ci scuotevano come lenzuola stese al vento.

Ti ricordi, poi, quanta musica abbiamo ascoltato insieme? In questi giorni sto ascoltando tanto Mia Martini, credo che per questo mi sia venuto di scrivere un post per te. L'amavamo tanto. E la Martini ha scritto molte canzoni davvero belle, alcune molto struggenti, ma io non ti voglio lasciare con una canzone così, no no.
Ti voglio lasciare con una canzone speciale, molto densa e molto carica, che le sorelle Bertè cantarono insieme ad un Sanremo. Guardati il video. Guardale. Due sorelle così diverse, così piene di passione entrambe. Il finale è da brividi sulla pelle, il sorriso di Mimì è miele nella curva di un cucchiaio. Guarda come si reggono lo sguardo, come si tengono occhi negli occhi. Io ti tengo così!


e ricordati, per parafrasare la canzone, che qualsiasi notte verrà
ci sarà sempre un faro a tagliare il buio sul mare 
;-)



PS: che poi Chià, la faccenda della tarantella non fa ridere. Perché ridemmo così? :D
__________________

Questa tarte è di Adriano. E' stupenda! Io poi mi sono innamorata della sua linea...mi sembra perfetta, impeccabile...la fetta tagliata è meravigliosa. Non una sbavatura, non una mescolanza. C'è la frolla e c'è la crema al limone, perfettamente parallele. Sono un sogno. Chi ama un pochino la geometria, sa di cosa sto parlando.

Ingredienti:

400 gr di pasta frolla
180 gr di uova
125 gr di zucchero a velo
100 gr di panna fresca
50 gr di succo di limone
Zeste di un limone (possibilmente non trattato)
1 pizzico di sale
1 albume

Procedimento:
  • Stendete la vostra frolla in modo che sia un pò più grande del vostro stampo capovolto
  • Posizionatela quindi sul vostro stampo con delicatezza e sistemate il bordo e il fondo in modo uniforme
  • Ora passate il mattarello sul perimetro dello stampo, facendo pressione, in modo tale che possiate tagliare in modo preciso la pasta in eccesso.
  • Bucherellate tutta la superficie con i rebbi di una forchetta

  • Ora, cospargete la superficie di riso o fagioli (meglio fagioli), coprite con carta argentata e mettete in forno a 170° per 10 minuti
  • Trascorsi i 10 minuti, estraete la teglia, togliete il riso o i fagioli (meglio i fagioli :D) e pennellate la superficie con un albume battuto
  • Infornate ancora, stavolta senza carta argentata, per 10 minuti. 
  • In questi 10 minuti, preparate il ripieno mescolando le uova, lo zucchero a velo e zeste di limone
  • Ora aggiungete il succo di limone, il sale e infine la panna.
  • Mescolate bene e versate il composto sulla vostra frolla
  • Abbassate la temperatura a 120° e cuocete per altri 30 minuti
  • Il composto non deve solidificare. La giusta consistenza l'avrete ottenuta quando scuotendo delicatamente il bordo della teglia, il ripieno tremerà rimanendo però al suo posto. A me sono bastati 30 minuti esatti.



Danubio dolce

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L'alba è il mio orario biologico. L'orario per me prezioso per fare tante cose, come terminare un libro o preparare un impasto. La casa ancora addormentata, solo silenzio intorno. E il silenzio aiuta a completare certe cose. Spesso impasto al mattino presto. E spesso lo faccio prima ancora di far colazione. Come un piccolo chimico, preparo i miei ingredienti in tante piccole ciotoline, mi piace predisporre bene un lavoro. Mentre mi scappa uno sbadiglio, maneggio il lievito: sensazione stupenda al tatto e all'olfatto. Ci avete mai fatto caso? Il lievito di birra fresco è un misto di seta e velluto, sotto i polpastrelli. Io dilungo sempre un pò questo gesto, perché lo adoro. E adoro quando alle narici mi arriva quel profumo di lievito, che personalmente mi inebria. E' uno degli odori che amo di più in assoluto. Poi iniziano tutti gli altri rituali del caso, ma quello del lievito è il primario.

E io mi godo tutto questo mentre il mondo dorme ancora, distante da me. Ancora non può sfiorarmi.

Il mattino è stupendo per il suo silenzio. Uno non ci fa troppo caso, normalmente, ma le nostre giornate sono piene di rumori. L’ufficio, le auto, chi parla ad alta voce, telefoni che squillano, televisioni, clacson. 

E nei negozi? Un giorno entro in un negozio di abbigliamento con mia madre. Facciamo 6 passi e ci fermiamo. Ci guardiamo e sappiamo già cosa stiamo per dire. Esordiamo con un “Madonna, ma sta musica spacca i timpani” e avevamo tutte e due la faccia evidentemente infastidita, perché la commessa super attenta subito si è avvicinata chiedendoci se ci dava fastidio la radio troppo alta. Noi non ci siamo vergognate, le abbiamo risposto di si, senza mezzi termini. Lei si è scusata, l’ha abbassata e ci ha detto “Sapete, sono disposizioni aziendali”. 

Ora, a parte la musica che faceva schifo, una riflessione l’ho fatta. Cioè, questi stabiliscono pure come uno deve tenere la musica in negozio, a quale volume. Io lo trovo orrendo. Capite? ORRENDO. 

Non parliamo poi di quando entri in quei locali dove per parlarti col dirimpettaio devi urlare..sarà per questo che non li frequento da un pezzo. Si lo so, sembro una vecchia di ottant’anni, però che vi devo dire. Io tutto sto mormorio non tanto lo reggo. 

Sarà forse che sono cresciuta in una famiglia dove spesso a tavola si stava con la tv spenta, perché avevamo bisogno di parlare in pace. Sarà che poi quando sono andata a vivere da sola sono stata 9 mesi senza tv, e stavo una pacchia. E sarà che anche oggi, dove certamente la tv fa più compagnia ai miei e quindi è accesa un pochino di più a casa loro, spesso trovo mia madre che distratta si fa la sua bella enigmistica e magari nel frattempo io scambio due parole con mio padre. Quando i discorsi si fanno intensi, la prima domanda che ci facciamo è “Scusa, la posso spegnere?”. A volte lo chiedo prima io, a volte prima lui…ma accade sempre quando parliamo. 

Una delle frasi tipiche di quel genio di mio padre, che ricorre ogni giorno da che sono nata, è “Spegni sta trappola!!!” :D ahahahahaha…la chiama trappola….e io oggi capisco il vero senso di questo termine. 

Mo’ non vorrei apparire bacchettona, perché poi a casa sua ognuno fa quel che vuole. Ed è vero che in assoluto non disdegno la tv..diciamo semplicemente che guardo tre o quattro cose in croce e nemmeno con assidua frequenza, ecco.

In cucina, io e la mia coinquilina, non abbiamo più la tv perché è defunta. Lei se ne fa un problema, perché dice che non sopporta il silenzio mentre mangiamo, quindi la vedo che si sforza di riempire gli spazi vuoti. Io invece…se parliamo bene, se stiamo in silenzio mi va bene uguale. Non mi dispiace, ecco. Perché è un silenzio pacifico.

Che poi, per dirla tutta, eliminare alcuni rumori dalla nostra vita, o almeno arginarli, ci fa ascoltare altri suoni, altre melodie. Io per esempio, negli anni, ho imparato a scorporare alcuni suoni dai loro contesti, e ad amarli.  Come per esempio il suono che fa l'uva quando ti scoppia in bocca, o il suono dell'acqua che scorre. Quel suono meraviglioso che fa la cioccolata quando la spezzi, o il suono poetico che fa il vento quando scuote un campo di erba secca. Il fruscio delle coperte quando ti giri nel letto, le foglie secche quando le calpesti, un quaderno tutto scritto quando lo sfogli. 

Comunque, alla fine della fiera, tutta sta tarantella era per dire che al mattino presto mi piace il silenzio, e in questo silenzio amo impastare. Mi aiuta ad amare di più quello che faccio. 

Dice, e non potevi dirlo direttamente, senza tutta sta tiritera? 

Forse avrei potuto. 

Ma non ho voluto.
                                                           _______________


Ingredienti:

700 gr di farina manitoba
200 gr di latte
110 gr di burro
30 gr di strutto
120 gr di zucchero
12 gr di sale
12 gr di lievito di birra
20 gr di miele
4 uova (rossi e bianchi separati)
1 tuorlo
Zeste di arancia

Per il ripieno io ho usato

Crema pasticcera da forno (la mia la trovatequi)
Amarene sciroppate

(potete scegliere a vostro piacimento, per me il connubio crema-amarena è fantastico)

Procedimento:

  • Si inizia la sera prima preparando un lievitino: latte, miele, lievito e 180 gr di farina (il lievito sciolto nel latte appena intiepidito)
  • Si lascia gonfiare (tenetelo d'occhio, a me nel giro di poco stava per scoppiare!)
  • Ora unite il tuorlo singolo con 25 gr di zucchero, 20 gr di burro e un pò di farina
  • Lavoratelo fino ad incordarlo e poi copritelo lasciandolo lievitare fino al raddoppio (1 ora circa)
  • In questo frattempo, scaldate in un padellino 30 gr di burro con zeste di arancia e lasciatelo da parte
  • Trascorsa l'ora, sbattete gli albumi con un paio di cucchiai di farina, ottenendo una cremina
  • Aggiungetela all'impasto e iniziate di nuovo a lavorare facendo incordare
  • Ora iniziate ad aggiungere 1 tuorlo per volta insieme a un pò di zucchero e un pò di farina, e aggiungete il tuorlo successivo quando il primo sarà ben assorbito
  • Fatta questa operazione, aggiungete il burro a pezzetti, a seguire lo strutto, il sale e il burro aromatizzato con zeste d'arancia
  • Lasciate incordare bene e poi trasferite l'impasto in una ciotola con coperchio
  • Fate riposare 15 minuti a temperatura ambiente, e poi mettete in frigorifero per 12 ore
  • Il giorno dopo, tirate fuori l'impasto dal frigo e lasciatelo riposare un pochino a temperatura ambiente. 
  • Appena l'impasto accenna a lievitare, fate delle pieghe di tipo 2.
  • iniziate adesso a formare le vostre palline. Io ho pesato la prima di 35 gr e poi a occhio ho fatto le altre. 
  • Quando avrete finito di formare le palline, le dovrete riempire. Preparatevi quindi accanto una ciotola con la crema che avete scelto. 
  • Con il mattarello stendete la pallina, metteteci al centro il ripieno e poi chiudete a fazzoletto, facendo poi scivolare il punto di giuntura verso il basso e formando quindi una pallina dalla superficie liscia. 

  • Mettete le palline in una tortiera imburrata, avendo cura di metterle un pochino distanziate tra loro. Lievitando, infatti, le palline si uniranno. Se gli spazi non si riempono benissimo, non vi preoccupate, tutto si completerà in cottura. 
  • Quindi, lasciate lievitare coperto da pellicola fino al raddoppio e poi infornate a 180° fino a cottura. 
guardate bene: la vedete la puffatura? :D

e le zeste che si intravedono in superficie, non sono meravigliose? :')

I panini tipo Mac Donald's

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LA PREMESSA

"Ma perchè, famme capì, nun hai seguito la riscetta mia?"
"ma io mica lo sapevo che te avevi fatto i panini...ho preso n'artra riscetta"

Fulmini e saette hanno attraversato l'aria, elettricità tra i nostri telefoni, sfottò coll'amico mioPiero (coll'amicoè licenza poetica :D)

"Vabbé su, che sarà successo mai?"
"Gnente gnente", mi ha risposto lui, che già meditava vendetta, non ho alcun dubbio :D

Dopo, ogni scusa è stata buona per rammentarmi che non avevo seguito la riscetta sua.

"Ah Pié, mi diresti che dosi devo seguire per fare questo e quello?"
"Si si...anche se non hai seguito la riscetta mia"

"Ah Pié, ma ti piace questa cosa che ho fatto?"
"Si si....certo quella volta non hai seguito la riscetta mia"

Aridaje!

"Ah Pié, c'ho in mente 'na cosa, guarda..."
"Si si, ma non hai seguito la riscetta mia"

 :D :D :D

VABBE', HO CAPITO, FAMO STI PANINI E NON SE NE PARLI PIU'! :D

Ecco il motivo per cui vedrete qui pubblicate due ricette per la stessa tipologia di panino.

IL CONFRONTO:

Il mio giudizio è che siano entrambe validissime. La differenza più sostanziale, a mio avviso, sta nelle uova. Piero le mette, Paoletta no. Sono due modi differenti di pensare, ma in entrambi i casi io ho gustato panini morbidissimi e squisiti. Mi riesce davvero difficile scegliere...e spero che Piero mi vorrà bene lo stesso :D

COM'E' NATA LA STORIA DEI PANINI: 

Mentre le ferie delle festività giungevano a termine, volevo cucinare qualcosa, anzi, volevo fare un lievitato. Ma non sapevo cosa. Sapete quei giorni dove siete tutta una smorfia? Così: mmmffffff (a metà tra uno sbruffo e un mmm di indecisione).
Poi non lo so come m'è venuto in testa, mi sono detta facciamoci il mac in casa.

Dunque, tutto quello che mi serve per panificare, neanche a dirlo, ce l'ho
Poi mi serve un pezzo di carne buona da macinare: ce l'ho!
Un formaggio buono per un panino: ce l'ho! (sottilette? NNNNOOOOOOOOO! Andiamo di Emmenthal)
Un'insalatina bella bianca: ce l'ho dell'orto!
La maionese, mica vorrai fare il panino senza maionese: se la famo a casa, con le uova di casa,  con l'olio di casa e coi limoni di casa!

Ragazzi miei, sono usciti di una tale sofficità che quasi avevo paura non fossero cotti. Ho infilato uno stecchino nel fianco e quando l'ho tirato fuori  era perfettamente asciutto. 
Cavoli, ma allora sò proprio morbidi accussì! mi sono detta.

Poi è arrivato il momento della farcitura. Nel primo caso ho preparato una maionese con uova, olio, sale e limone, con il mixer.
Gli hamburger li ho realizzati tritando un pezzo di carne di ottima qualità. L'ho aromatizzata con prezzemolo, noce moscata, pepe, aglio grattugiato, sale e una spolverata di parmigiano (per me è importante che l'aglio sia poco e grattugiato perché così è solo un aroma e non invade il sapore della carne).
Le patatine le ho sbucciate e fritte con rosmarino e aglio in camicia (anche qui, l'aglio è più un profumo, che un sapore). Sono gustosissime.

Nei panini di Piero invece ho messo una meravigliosa maionese montata a mano da mia madre...devo dire altro? Ah sì, alla farcitura ho aggiunto due fettine di pancetta arrostita....il ripieno era più gustoso, questo si. 

Panini buonissimi, che ve lo dico a fare. In entrambi i casi  fotografato con attentatori alle mie spalle, che non appena ho terminato sono fuggiti col piatto in mano pé magnà :D



Ingredienti:

500 gr di farina (metà manitoba, metà 00)
300 ml di latte
30 gr di burro
10 gr di strutto
20 gr di zucchero
8 gr lievito di birra fresco
10 gr di sale
1/2 cucchiaino di malto (io ho usato il miele)

Per finire

Latte
semi di sesamo


Procedimento:
  • Intiepidite il latte e scioglieteci dentro il miele e il lievito. Lasciate riposare 10 minuti
  • Setacciate le farine e inseritele nella planetaria
  • aggiungete quindi il latte con lievito e iniziate a miscelare 
  • Aggiungete lo zucchero, e fate assorbire
  • Aggiungete il sale, e fate assorbire
  • In ultimo aggiungete lo strutto e il burro, poco per volta, lasciando assorbire
  • Fate incordare e poi mettete a lievitare fino al raddoppio, coprendo (circa 1 ora)
  • Prendete l'impasto e date delle pieghe di tipo 2
  • Rimettete nella ciotola e fate riposare, sempre coperto, 20 minuti
  • Riprendete l'impasto e procedete con le pezzature, da 100 gr l'una
  • ora formate i panini congiungendo i lembi verso il basso in modo che le giunture siano alla base del panino e la superficie sia liscia. 
  • Sistemate i panini su una placca coperta di carta forno e fate riposare 10 minuti. 
  • Ora con delicatezza, pennellate i panini con il latte e fateci scivolare i semini di sesamo a pioggia
  • Coprite e lasciate lievitare fino al raddoppio (1 ora circa)

  • Infornate a 190° fino a doratura






Ingredienti:

320 gr farina manitoba
320 gr farina 00
180 gr latte
140 gr acqua
2 uova
40 gr burro
10 gr sale
25 gr zucchero
10 gr lievito di birra

Per finire

Latte
semi di sesamo

Procedimento:
  • Sciogliere il lievito e lo zucchero nell'acqua. 
  • Impastare i rimanenti ingredienti mettendo il sale e il burro alla fine. 
  • Far lievitare fino al raddoppio (un’ora circa). 
  • Formare pezzi da 80-100 gr e far lievitare. 
  • Prima di infornare spennellate la parte visibile dei panini con un poco di latte e cospargeteli di semi di sesamo. 
  • Infornate a 200° per 15 minuti, poi continuate a 180° fino a cottura ultimata.




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