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Colomba a fermentazione naturale

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Me lo dicevano, che certi lievitati sono un'impresa. Non che non ci credessi, ma pensavo tra me e me: li fanno tanti, posso farlo anche io. Beh, non è esattamente così. Prima di tutto, è vero che prima bisogna fare un pò di scuola con lievitati un pò più facili, e poi forse, dico forse, ci si può lanciare in imprese del genere. 
Lo posso dire: fare le colombe con il lievito madre è UN'IMPRESA. Un lavorone, un progetto, che va programmato bene e anche quando lo hai programmato bene ti può succedere di tutto. 
Io posso dire di aver fatto queste colombe con tanto, tantissimo cuore e tanta tantissima dedizione. 
Ho studiato la ricetta, ho diviso bene il lavoro, anticipando le pesate, preparando in casa i canditi (in casa sì!!), spazzolando via tutte le uova di casa di mia madre, quelle di autentico culo di gallina. In casa si era sparso odore di arancia candita, il lievito madre brulicava di vita propria in superficie, rinfrescato amorevolmente da mia madre per me mentre ero affaccendata con la mia settimana lavorativa e solitaria in città. 

Non ci sono per nessuno, ho proclamato categorica. E mentre lavoravo mi arrivavano echi di "ah si, Michela ...no, Michela c'ha da fà con le colombe" - oppure "Lasciatela perdere, non le parlate, per carità" :D

Inizio la sera prima di cena. Mi sono detta vabbé, qua dicono che a occhio ci passano 12 ore per il secondo impasto, io comincio col primo. Errore!! Grave errore!!
Perché il mio lievito madre era bello arzillo e prima di andare a dormire, quando mi sono affacciata sul mio gingillo, lo vedo che s'è mosso. Caspita! e come ci arriviamo a domani mattina? mi sa che mi aspetta una levataccia, farfuglio.

Prima di andare a dormire preparo diligentemente tutte le pesate per il secondo impasto, messe in fila ordinata che il piano da lavoro sembra il bancone di un laboratorio chimico. Me ne vado a letto con questo pensiero. Alle 3.40 del mattino apro gli occhi da sola. Sono combattuta se andare a controllare l'impasto o dormire un altro pò. Ma niente, il pensiero non mi fa dormire. Vado a controllare, e ti vedo il mio impasto più che triplicato, che scoppia di salute. Ok, si lavora. 
Mentre la casa ancora dorme, e fuori è tutto buio, mi metto all'opera. Due ore di lavoro tra impastare, riposare, pezzare, riposare ancora, formare e poi lavare tutto (quanta roba si sporca, lo sa il cielo!!). Quando tutto è pulito, me ne rivado a letto, ma dormo poco: troppi pensieri per le mie colombine. 
Dopo 5 ore abbondanti, le colombe sono pronte per il forno. Vado a glassarle e mi accorgo che la glassa rimane troppo liquida. Vabbé, vado avanti. Agghindo e decoro le mie colombine come damigelle: zuccheri, mandorle e cotillones. Le inforno. E dopo poco le vedo: quelle maledette gocce di glassa che filtrano da uno dei due pirottini e mi vanno a cadere sul fondo del forno. Per poco non urlo. Anzi, urlo. 
Non posso aprire il forno, ma la glassa piano piano brucia. Cammino avanti e indietro come una riposseduta, guai a chi mi rivolge la parola. Ho paura che l'odore di quella glassa comprometta il profumo delle mie colombe. Apro non apro, apro non apro. Dopo 25 minuti di agonia, apro, e tiro via alla meno peggio quella maledetta glassa. Proseguiamo. Con mille peripezie le colombe arrivano a cottura. Le metto a freddare capovolte e poi tutto il pomeriggio i miei fratelli e i miei nipoti mi fanno la corte per aprirne almeno una. E sì che anche io schiatto di curiosità. Apriamo quella al cioccolato. Loro la mangiano golosi, ma io sono scontenta. Si sente che aveva bisogno di riposo e poi l'interno non mi appare come lo volevo. La tristezza mi sopraffà e tutto insieme vengo investita dalla mia stanchezza. Ma nessuno mi può capire, solo chi ha provato. 
Ché dopo tanta fatica speri di essere ripagato e di ottenere quello che volevi, invece no. 

Ora, la seconda colomba, quella coi canditi, è a riposo. E sì che le colombe più giorni riposano e meglio è. Allora io spero in quella mia seconda colombina. Spero che siccome è fatta coi miei canditi, dentro sia meglio. Spero che siccome sta riposando più a lungo, sia più buona. E così vi farò un update con le foto dell'interno, a stretto giro, di entrambe. 

Sennò appicco il Kenwood al chiodo e buonanotte a tutti.


INGREDIENTI PER DUE COLOMBE DA 750 GR

Per praticità vi ho messo la ricetta per colombe con soli canditi. 
Io ho diviso a metà l'impasto e ne ho fatte due. 
In una ho messo il cioccolato e nell'altra i canditi

La ricetta è di Adriano

Primo Impasto:

110 gr di lievito madre maturo (rinfrescato tre volte con la stessa farina che si userà per l'impasto)
335 gr di farina manitoba
100 gr di zucchero
90 gr di burro
1 uovo
3 tuorli
145 gr di acqua

  • Nella planetaria spezzettare il lievito madre nell’acqua, insieme ad un cucchiaio di zucchero 
  • Mescolare con il gancio a foglia per qualche giro
  • Unire l’uovo intero e tanta farina quanta ne basta per formare l’impasto
  • Unire in sequenza un tuorlo e una spolverata di zucchero, seguiti a breve da una spolverata di farina e continuare in questo modo fino ad esaurimento
  • Incordare
  • Unire il burro morbido in tre riprese e continuare ad impastare fino a che l’impasto non risulta lucido e molto liscio
  • Staccare l’impasto dal gancio, lasciandolo sul fondo della planetaria
  • Coprire e lasciare lievitare in forno spento con la luce accesa oppure in luogo alternativo tiepido tutta la notte. La media di lievitazione è di 12 ore, ma molto dipende da quanto è in forza il lievito. Il mio impasto è triplicato in 9 ore. 

Preparate la glassa (le dosi io le ho dimezzate e sono giuste per due colombe. A mio avviso non ha senso fare l’impasto per due colombe e preparare la glassa per quattro. Abbiate comunque cura di verificare che sia bella densa) 

62 gr di farina di mandorle 
110 gr di zucchero 
60 gr di albumi 
25 gr di amido di mais o fecola di patate 
  • Mescolare tutti gli ingredienti, senza montare. Coprire e lasciare in frigorifero fino al momento dell’utilizzo. 

Preparate l’emulsione 

30 gr di burro 
15 gr di miele 
30 gr di cioccolato bianco 
Zeste di 1 arancia 
1 bacca di vaniglia 
3 cucchiai di liquore all’amaretto 
  • Sciogliere il burro con il miele. Aggiungere i semi di vaniglia e le zeste di arancia. 
  • Togliere dal fuoco e unire la cioccolata, mescolando fino a scioglimento.
  • Aggiungere il liquore, amalgamare e conservare mettendo da parte

Secondo impasto: 

165 gr di manitoba 
gr di burro 
120 gr di zucchero 
1 uovo 
5 tuorli 
30 gr di acqua 
4 gr di sale 
220 gr di arancia candita in cubetti (io le ho fatte in casa, guardate qui)

Per decorare 

Mandorle
Granella di zucchero
Zucchero a velo
  • Montare il gancio e serrare l’incordatura del primo impasto (succede immediatamente) 
  • Unire l’acqua e 1 cucchiaio di zucchero, lasciando a media velocità per qualche giro 
  • Spolverare di farina e lasciare incordare
  • Aggiungere l’uovo intero e poca farina per legare 
  • Unire in sequenza un tuorlo e una spolverata di zucchero, seguiti a breve da una spolverata di farina e continuare in questo modo fino ad esaurimento. 
  • Con l’ultimo tuorlo aggiungere il sale 
  • Unire il burro morbido in tre riprese
  • A questo punto mescolare bene l'emulsione e inserirla a filo nell'impasto. Questa operazione deve essere fatta con cura per non perdere l'incordatura. 
  • Esauriti gli ingredienti, portare la planetaria a velocità sostenuta e inserire i canditi.
  • Spegnere e lasciare riposare coperto per 30 minuti
  • Spezzare l'impasto in 2, fare la pirlatura, coprire a campana con una ciotola capovolta sull'impasto e riposare ancora 30 minuti.
  • Spezzare ogni porzione in tre: un pezzo più grande, che sarà il centro, e due pezzi più piccoli, che saranno le ali. 
  • Inserire i pezzi nel pirottino, coprire e tenere in caldo a lievitare fino a che l'impasto arriva a 1 dito dal bordo. 
  • Accendere il forno e portarlo a 190°
  • Intanto mescolare con vigore la glassa e cospargerla sulle colombe coprendone tutta la superficie. 
  • Posizionare le mandorle, cospargere di granella di zucchero e infine spolverare con abbondante zucchero a velo. 
  • Infornare e portare a cottura, facendo la prova stecchino. 

  • Una volta sfornate, infilzate ogni colomba con due ferri da maglia alla base e posizionarle capovolte ad asciugare per qualche ora. 
  • Le colombe vanno conservate in buste per alimenti. Aspettate qualche giorno prima di aprirle, affinché i sapori possano amalgamarsi bene. 


Casatiello con lievito madre

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Quei giorni dove tutto ti sembra impossibile.
Quei giorni dove soffia il vento e senti i pensieri arruffarsi.
I giorni in cui il passato torna a bussare alla tua porta.
Quello che hai lasciato e quello che hai perso.
Chi è venuto e chi è andato via.
Quei giorni dove il fruscìo delle foglie tra gli alberi ti scava.
Quando non sai su quale punto della terra poggerai il prossimo passo.
Quando sai cosa desideri con tutta te stessa ma non sai come averlo.
Quando vorresti esser sicura di te e invece vacilli.
Quando vorresti esser coraggiosa e invece arretri.
Quando ogni cosa ti riesce male.
Quando hai bisogno degli altri eppure li respingi.
Quando ti cade qualcosa e non riesci a raccoglierla.
Quando una cosa stupidissima ti fa fare un balzo indietro di dieci anni.
Quando sai di non stare facendo la cosa giusta e la fai lo stesso.
Quando il sorriso di qualcuno ti sembra un regalo troppo grande. Immeritato.
Quei giorni in cui respiri a fondo e ti dici "Domani. Devo solo aspettare domani".

In quei giorni così non esistono consolazioni. Ma solo una grande cosa che ci da forza, e che ci caccia da dentro tutta la rabbia e tutta la voglia che abbiamo, in fondo in fondo, di reagire.

Lei, sempre lei: la Musica.

E' stato con questa canzone che ho viaggiato in macchina ieri, sparata a tutto volume: urlata, gridata, sentita, a squarciagola e squarciacuore.

Ve la regalo.


__________________________

La ricetta è di Salvatore del blog "La pasta madre", rivista e riadattata alle mie esigenze.

Ingredienti:

120 gr di lievito madre
400 gr di farina
200 gr di acqua (io 220)
8 gr di sale
140 gr di strutto (io 60 gr)
90 gr di salumi misti a pezzetti
50 gr di formaggio a pezzetti
Pecorino

Procedimento:
  • Sciogliete il lievito madre nell'acqua
  • Aggiungete la farina setacciata, amalgamate e lasciate riposare coperto per 20 minuti.
  • Aggiungete il sale e impastate fino ad incordare l'impasto
  • Aggiungete un cucchiaio di strutto e lasciate incordare ancora
  • Lasciate lievitare l'impasto per due ore in luogo caldo
  • Rovesciate l'impasto su un piano leggermente infarinato e stendetelo a rettangolo orizzontale di fronte a voi. 
  • Prendete lo strutto rimasto sulle mani e accarezzate la superficie dell'impasto, facendo un velo omogeneo.
  • Cospargete di pecorino e di salumi e formaggi a cubetti
  • Arrotolate partendo dal lato lungo e mettete l'impasto in uno stampo a ciambella.
  • Lasciate lievitare coperto per circa 6 ore
  • Pennellate di albume la superficie e portate in forno a 170° fino a cottura.




Limoni confit

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Quanto tempo era che dovevo farli? Un'infinità! Li avevo visti da Roby, che condivide con me l'amore per i Paesi Mediorientali, per il Marocco (da cui traggono origine) e la cucina etnica in generale. Ma gira e mettiti bene, è trascorso qualche mese. E poi...volevo aspettare di avere limoni miei, quelli di casa. Così qualche tempo fà ho raccolto dei limoni dall'albero a casa dei miei e li ho fatti...finalmente! Adesso sono pronti e non vedo l'ora di utilizzarli :)))

Ingredienti:

Limoni non trattati
Sale grosso
Alloro
Cardamomo

Procedimento:
  • Lavate con cura i limoni 
  • Spaccateli in 4 per il senso della lunghezza, lasciando unita la base 
  • Aprite il limone a fiore, con le mani, e cospargetelo di sale grosso. 
  • Inserite il limone nel barattolo di vetro e via via aggiungete altri limoni, alternando con alloro e semi di cardamomo, fino a riempire il barattolo 
  • Quando il barattolo è pieno, riempitelo di succo di limone, cospargete ancora di sale e chiudete. 
  • Dopo due giorni, aprite il barattolo, pressate i limoni verso il basso, inserendo possibilmente qualcosa che li possa tenere schiacciati. 
  • Richiudete lasciate il barattolo in luogo fresco per 20 giorni, dopodiché i limoni confit saranno pronti.





Maccheroncini pomodoro e parmigiano

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Quanto adoro la pasta fresca? Tanto. Mi piace fatta in casa, da me, meglio se acqua e farina, meglio se fatta e subito mangiata. Ve ne avevo parlato qui, di quanto io ami farla da me. Non mi pesa, non mi affatica. Forse perché la soddisfazione di vederla nel piatto, prima, e di gustarla, poi, mi riempie così tanto che tutto il resto non esiste, nemmeno le mani che immancabilmente mi restano in qualche modo sporche di farina (incredibile, anche quando penso di averle pulite con cura, ecco che dopo un pò riaffiora la tipica macchietta di farina cementata :D). 

Dopo il mio compleanno, ho voluto farmi un regalo: voi non trovate che siano stupendi i regali che ogni tanto ci concediamo da soli?
E così, dopo un pò che ci pensavo, ho comprato finalmente il torchio per la pasta con un paio di trafile. Una di queste trafile è quella per i maccheroncini (o sedanini) che io adoro. Ne vado pazza letteralmente. 

E così eccovi il mio primo esperimento: acqua, farina e olio. Un condimento semplicissimo, di quelli che prediligo: pomodoro e parmigiano. Spaziali! Adoro i sughi semplici. Più sono semplici e più li apprezzo. 

Che ne dite? Che ve ne pare? 




Meringa italiana

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Ragazzi e ragazze, 

oggi vi vorrei coinvolgere per un problema che sto avendo con blogger da qualche tempo. Ve lo dico nella speranza che qualcuno sappia darmi una mano, per sapere se sono solo io l'unica sfortunata a cui blogger sta torturando il fegato!!!
Mi è capitato già a gennaio, e ora si è ripresentato lo stesso problema: blogger non si aggiorna con i miei nuovi post. Io stessa, che seguo il mio blog, se entro nella mia lista di post, mi da come aggiornamento un post pubblicato due settimane fa (la ciabatta con farina Enkir, per la precisione). Tutto ciò che è venuto dopo, giace in un limbo non ben identificato. 
Questo naturalmente non consente a chi mi segue di vedere i miei aggiornamenti, a meno che non venga a prescindere a visitare il mio blog. 

Qualcuno di voi ha avuto lo stesso problema e l'ha risolto? e se si, come? 
Spero che qualcuno mi sappia aiutare prima di finire in manicomio...allora sì che non ci saranno più post, ma mi dovrete venire a portare le arance nella clinica psichiatrica :D :D :D

Intanto che qualche anima pia arrivi a salvarmi, vi parlo della meravigliosa meringa italiana. 
Quant'è che ne sentivo parlare? Tanto! però sono stata pigra fino allo scorso week end, perché in fondo io maneggio poco i dolci, rispetto al salato. 

Ma fare la meringa italiana è così facile che è perfino alla mia portata :D 

Ora, io di lavoro nella vita faccio il commerciale, quindi permettetemi di vendervi questa meraviglia (me faccio ride da sola :D)

Vantaggi del fare la meringa italiana:
  1. Potete smaltire gli albumi (hai detto niente?!?! :D)
  2. Una volta fatta, la potete congelare e usare quando vi pare (l'avrete già pronta, ve pare poco??)
  3. Ci potete preparare moltissimi dolci, tra cui torte, tiramisù e gelati (mizzica oh!!)
  4. Pastorizzando gli albumi, non rischiate di incappare in salmonelle e altre brutte faccende (vi ho quasi convinto eh?)
  5. Dulcis in fundo, è bbonaaaa!!! (e con questo il prodotto è già venduto :D)
Se qualcuno di voi non fosse ancora convinto, vi dico che mio fratello, 42 anni suonati e rispettabile padre di famiglia, s'è leccato tutta la frusta senza ritegno, con tanto di naso imbiancato (ma che poi, adesso che ci penso, lui riesce sempre ad essere nei paraggi quando preparo leccornie...e non abitiamo nella stessa casa!!!)

Io v'ho avvisati, poi.... :D :D :D

PS: grazie a lui, sempre lui, il mio faro. Qua c'è solo da imparare con grande ammirazione :')


Ingredienti:

100 gr di albumi
40 gr di zucchero
40 gr di acqua
Altri 160 gr di zucchero

Procedimento:
  • Unite gli albumi ai 40 gr di zucchero e sbattete dolcemente con una forchetta.
  • A parte, in un pentolino, unite l'acqua con 160 gr di zucchero e mettete sul fuoco portando a 121°
  • Versate piano piano lo sciroppo di acqua e zucchero negli albumi, e iniziare a sbattere velocemente con le fruste (massima velocità), fino a montare completamente a neve ferma.
Il video è orribile, ma l'ho messo per farvi vedere
come deve venire la meringa sotto le fruste :)
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Torta semifreddo al lemon curd

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Le vedevo, queste torte assemblate. Le guardavo con infinita ammirazione. Ma ne stavo alla larga. O almeno ci provavo. Poi ci ritornavo sopra, riniziavo a leggere i procedimenti e dopo 5 righe già richiudevo.
No no, non fa per me, io non ho pazienza con i dolci, con la pasticceria

Come dice sempre la mia adorata cognatina, la pasticceria vuole pazienza, non bisogna essere frettolosi

Poi un giorno mi sono detta che ci dovevo provare, ma volevo partire da una cosa che fosse tutto sommato fattibile. Leggendo la ricetta di questa magnifica torta di Elena, mi sono detta che forse forse...
Il lemon curd lo avevo già fatto. Per il resto c'era da fare una chantilly e un pan di spagna...non una realizzazione impossibile e un ottimo allenamento.

Venerdì da mia cognata mi sono fatta prestare l'anello per torte (che presto vorrò comprare) e sono partita!
La cosa bella di fare torte assemblate in questo modo, è che puoi prepararti anche gli ingredienti prima, con calma. Volendo puoi anche congelare e poi al momento scongelare e formare. Sembra niente, ma dividersi il lavoro stanca molto, molto meno. Specie se si deve preparare una torta per un pranzo speciale, dove insieme a questa si devono preparare tante altre cose. 
Io in questa occasione ho preparato tutto il giorno prima e il giorno dopo diciamo mi sono occupata dell'assemblaggio. 

Ho studiato la ricetta di Elena, e l'ho adattata un pò ai miei gusti. La variante più importante è l'utilizzo della panna senza zucchero, che secondo me ha reso la torta perfetta: non troppo dolce e con l'esaltazione dell'aroma del limone. Una torta paradisiaca. 

La prova del nove l'ho fatta presentandomi a casa di Chiara con un fagotto: mi serviva il suo parere. L'abbiamo mangiata mentre prendevamo il caffé ed è stato godimento puro. 

Una torta buonissima e ben bilanciata nei sapori.

Grazie Elena!


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Ingredienti per una torta da 12 porzioni

Per il pan di spagna aromatizzato al limone:

4 uova
60 g di farina 00
60 g di frumina
Qualche goccia di estratto di limone
Zeste di mezzo limone
120 g di zucchero semolato
1 bustina di lievito (che in realtà per il pan di spagna non servirebbe)
  • Sbattete con le fruste i tuorli con metà dello zucchero fino ad ottenere un composto spumoso e chiaro. 
  • Montate gli albumi, poi aggiungete il restante zucchero e proseguite a montare ancora per qualche istante. 
  • Unite gli albumi ai tuorli e poi la farina, la frumina e il lievito setacciati insieme. 
  • Amalgamate bene senza smontare il composto. 
  • Imburrate e infarinate una teglia e versare l'impasto al centro dello stampo livellandolo bene.
  • Preriscaldate il forno a 180° C e infornate per almeno 35-40 minuti senza mai aprirlo almeno nella prima mezz'ora di cottura. 
  • Sfornate e lasciare raffreddare.
Per la crema chantilly al limone:

60 g di farina 00
½ litro di latte intero
½ fialetta di aroma al limone (io qualche goccia di succo di limone)
2 tuorli
½ bustina di vanillina (io mezza bacca di vaniglia)
1 cucchiaino di zeste di limone
125 g di zucchero semolato (io 110 gr)
2 confezioni di panna da montare già zuccherata (io 350 ml di panna fresca non zuccherata)

  • Scaldate il latte (tenendone a parte mezzo bicchiere) in una casseruola con qualche goccia di limone e le zeste. 
  • In una ciotola a parte sbattete i tuorli con lo zucchero, poi unite poco alla volta la farina setacciata alternata a qualche cucchiaio di latte precedentemente tenuto da parte. 
  • Aggiungete i semini di vaniglia.
  • Versate il composto di uova nel latte sul fuoco e portare ad ebollizione mescolando continuamente, finché il composto non si addensa. 
  • Spegnete il fuoco e lasciate raffreddare la crema, mescolando di tanto in tanto. 
  • Una volta ben fredda montate la panna e unir.te la crema assieme a un cucchiaino di limoncino. Il risultato sarà una crema soffice che poi deve essere riposta in frigo.

Per il lemon curd:

Zeste e succo di tre limoni biologici
100 g di burro
200 g di zucchero semolato
4 uova
  • Grattugiate la scorza dei limoni e spremeteli per ricavarne il succo. 
  • In un contenitore unite lo zucchero, il burro, il succo filtrato e le scorze
  • Fate sciogliere tutto a bagnomaria mescolando accuratamente. 
  • Quando il tutto si è sciolto aggiungete le uova ben sbattute, ma non montate.
  • Continuate a girare fino a che non si sia formata la crema, poi filtrate tutto con un colino a maglie fini.
  • Conservate in frigo

Inoltre serviranno:

Un limone biologico per decorazione
Un bicchiere di limoncino
Zucchero a velo
Fasce di carta acetata

Assemblaggio del dolce:
  • Prendete l'anello e posizionatelo su un vassoio coperto di carta forno. 
  • Foderate i bordi interni con una fascia di carta acetata. Io non l'avevo e ho fatto senza. 
  • Ritagliate il pan di spagna dando una forma rotonda e di un paio di centimetri più piccola del diametro dell'anello e adagiatelo sul fondo.
  • Bagnate con un pennello imbevuto nel limoncino il pan di spagna. 
  • Fate un giro di crema chantilly al limone chiudendo gli spazi tra il pan di spagna e l'anello e stendetene anche un sottile strato sul pan di spagna. 
  • Congelate per almeno un’ora. 
  • Tirate fuori il dolce e stendete uno strato di lemon curd avendo cura che non tocchi i bordi dell'anello e che rimanga più o meno allineato con il pan di spagna sottostante. 
  • Congelate nuovamente per un’ora o più. 
  • Tirate fuori e stendete un ulteriore strato di pan di spagna bagnando ancora con il limoncino restante e chiudete con la crema chantilly al limone. 
  • Congelate per due ore. 
  • Tirate fuori e stendete un ultimo strato di lemon curd (stavolta fino ai bordi laterali). 
  • Livellatelo bene e congelate ancora. 
  • Un’ora prima di servire togliete la torta dal freezer e liberatela dall'anello.
  • Se non avete usato la carta acetata, per facilitare l'operazione, scaldate un panno di cotone stretto a cinta sul fornello e poi cingetelo intorno all'anello. Tempo qualche secondo e l'anello cederà alla vostra pressione. 
  • Tagliate un limone a rondelle sottili (circa 0,5 cm), cospargetelo di abbondante zucchero a velo e lasciate che venga ben assorbito. Fare un incisione dal centro di ciascuna fetta sino alla buccia e formate tanti riccioli da posizionare come decorazione sul dolce appena scongelato.







Happiness is home made: granella di zucchero

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Mi siedo a scrivere questo post e non so come mettere in ordine i miei pensieri. Come sempre, quando le emozioni che provo sono tante e ingarbugliate, faccio fatica a dipanare i fili. Finalmente trovo l'occasione di parlare di una cosa per me molto importante e questa occasione me l'ha facilitata la mia amica Roberta con il lancio del suo primo contest, Happiness is home made

Quando sono andata a vivere da sola, due anni e mezzo fa, la prima cosa che mi sono educata a fare è stata  una spesa consapevole. Poche cose nel frigorifero, frutta e verdura di stagione (grazie all'orto dei miei genitori) e soprattutto niente sprechi. Nella mia pattumiera, già allora, non finiva nulla. Quasi subito ho imparato a cucinare solo quello che sapevo avrei mangiato. So che per molti può essere scontato, ma nella mia famiglia, quando cucinavo ero abituata a farlo minimo per cinque persone...perciò all'inizio un pò di allenamento si deve fare. Per fortuna imparo in fretta. 

In sostanza, non tengo nel frigorifero o in dispensa niente che so che non riuscirò a consumare. Alla peggio, quando mia madre mi riempie di verdure (si sa come sono le mamme), lesso e congelo in porzioni già pronte per quelle volte che a cucinare non ce la faccio o per quelle volte che la verdura fresca non ce l'ho. Solo ad una mia dipendenza, ogni tanto cedo, e sono i pomodorini. Ma ci sto lavorando. Con mia madre abbiamo deciso che la prossima estate, quando li avrà nell'orto, quelli in esubero li congeleremo, per quei giorni in inverno in cui disperatamente ne sentiamo il bisogno.

Avevo già fatto la spesa, anche quando vivevo a casa dei miei, ma le prime volte che ho fatto la spesa per me sola, è stato come una prima volta. Mi aggiravo tra quegli scaffali così pieni di cose, e dovevo capire cosa realmente mi serviva. Guardavo tutti quei cibi inscatolati e tutte quelle forniture chiedendomi quando mai avrebbero smaltito tutta quella roba....la risposta la sapevo, la so: MAI. Ecco perché tanto cibo va via buttato. Mi fa così rabbia, soffro così tanto a pensare a chi muore di fame, a chi sgranocchierebbe con tanto amore anche una sola carota e non può farlo.

Eppure, di informazione oggi ce n'è tanta e di mezzi a disposizione a nostro favore ne abbiamo tanti. Perché preferiamo non pensare? Perché preferiamo non vedere? Le grandi imprese ci osservano: ci studiano, ci usano. Sfruttano i nostri sensi, la nostra condizione sociale, sfruttano tutto di noi. Ed ecco che ci mettono lì confezioni accattivanti, trasparenti o del giusto colore, tre per dieci, sottocosto del sottocosto. Fino ad arrivare ad aromi e profumi nebulizzati nell'aere dei centri commerciali solo e sempre per un unico motivo: spingerci a comprare. Sempre, comunque, e sempre di più. Ma davvero non siamo in grado di vederlo? Davvero non siamo in grado di pensarci? 

Provo una rabbia infinita verso tutte quelle persone che non hanno rispetto del cibo. Io e queste persone non potremmo mai stare a tavola insieme. Come ho già scritto in tempi non sospetti, mi faccio un'idea delle persone soprattutto da come stanno a tavola. 

Devo anticipare ed ammettere che ho avuto una buona scuola: mio padre è sempre stato fissato per la cucina "coltivata in casa", nella mia infanzia non c'erano merendine, non c'era carne macinata comprata, non c'erano paste ripiene...niente di tutto questo! Mia mamma fa il pane in casa tutte le settimane, con mia Nonna ho imparato a fare la pasta a mano. Insomma, ho avuto già di base una buona scuola. Ma da quando sono andata a vivere da sola, mi è sembrato di correre. Sì, correre. E' il verbo più calzante, perché ho corso senza saperlo verso tutto il possibile home made. Sapete, e' stato come virare. E' stata una cosa veloce, un cambio di colore quasi immediato. Ho trovato la mia strada. 

E la mia strada è quella in cui cerco di fare tutto il possibile da sola. La pasta, il pane, i dolci. Le preparazioni di base, gli sfizi, tutto quello che posso. E anche quando compro, cerco di farlo con consapevolezza. Scelgo sempre, non prendo mai una cosa a caso. Per paradosso, compro cose di qualità migliore, ma spendo meno perché sono sempre spese mirate. So rinunciare benissimo ad una maglia di 200 €, ma non mi dite di rinunciare al pesce fresco. Rinuncio alle borse di 400 €, ma non mi dite di comprare una farina di scarsa qualità. Vado dal parrucchiere due volte l'anno, sono spettinata come un leone, ma non mi togliete il gusto di mangiare bene. 

Sono certa che ogni capofamiglia si meraviglierebbe di quanti soldi finiscono buttati nella pattumiera, se non si fa la spesa con la giusta coscienza. 

Voi non trovate?

Grazie Roberta per avere ideato un contest così bello. Io partecipo con una piccola cosa, la mia granella di zucchero per dolci fatta in casa :) Il banner del contest potrebbe diventare il mio motto, il mio credo. Roby, potremmo rendere questo banner il logo universale di tutte noi che amiamo fare le cose a mano. Non sarebbe bellissimo? :))) 


Ingredienti:

90 gr di zucchero
9 ml di acqua

Una schiumarola per pasta

Procedimento:
  • In una ciotolina unite lo zucchero e l'acqua
  • Mischiateli bene fino a che tutto lo zucchero non diventa trasparente
  • Ora prendete la schiumarola e posizionatevi sopra un foglio di carta forno
  • Con la mano raccogliete lo zucchero nella ciotola, mettetelo sulla schiumarola e con le dita spingetelo
  • Il vostro zucchero cadrà sulla carta forno formando la granella che avrete cura di far cadere su tutta la superficie della carta, per non sovrapporla
  • Lasciate asciugare per qualche ora
  • Una volta secca, chiudetela in un barattolino di vetro e conservatela fino all'utilizzo



Crostatine ricotta e cioccolato

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Voglio uno sciopero dove incontrarci tutti. 
Uno sciopero di braccia, di gambe, di capelli, 
uno sciopero che nasca in ogni corpo. 
Voglio uno sciopero 
di operai, di colombe 
di autisti, di fiori 
di tecnici, di bambini 
di medici, di donne. 
Voglio un grande sciopero, 
che arrivi sino all’amore. 
Uno sciopero dove si fermi tutto, 
l’orologio, le fabbriche 
lo stabilimento, le scuole 
l’autobus, gli ospedali 
la strada, i porti. 
Uno sciopero di occhi, di mani, di baci. 
Un grande sciopero dove non sia permesso respirare, 
uno sciopero dove nasca il silenzio 
per ascoltare i passi del tiranno che si allontana. 

Gioconda Belli
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Ingredienti per 4 crostatine:

200 gr di pasta frolla (qui la ricetta che seguo io)
200 gr di ricotta
1 cucchiaio di zucchero a velo
50 gr di cioccolato bianco
50 gr di cioccolato extra fondente

Procedimento:
  • Stendete la frolla e foderateci 4 stampini, bucherellando il fondo.
  • Cuocete in forno a 180° per 10 minuti
  • Nel frattempo tritate la cioccolata in modo grossolano
  • In una ciotola schiacciate la ricotta con una forchetta
  • Aggiungete un cucchiaio di zucchero a velo e metà della cioccolata mista
  • Mescolate
  • Sfornate la frolla, riempite le formine con il composto di ricotta e rinfornate per 5 minuti
  • A cottura ultimata, aggiungete sulle crostatine ancora calde i restanti pezzi di cioccolata




Maritozzi all'arancia

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Week end fuori porta, questo appena passato, in una regione che mi piace davvero molto: l'Umbria.
Natura meravigliosa, un sole stupendo, cespugli di rosmarino ovunque. Piccole botteghe dove fare spesa di prodotti locali, quelle botteghe come piacciono a me. Ho portato a casa dei veri gioielli che non vedo l'ora di usare. E poi in particolare, un locale a Norcia dove abbiamo mangiato davvero benissimo e dove abbiamo trovato un'accoglienza degna di nota e di tutta la mia attenzione.

Adesso un paio di giorni, e poi sarò a Milano per lavoro. Mi prendo una pausa sul blog, ma torno prestissimo. Vi lascio allora con una ricetta speciale.

Si tratta di fantastici maritozzi aromatizzati all'arancia. La ricetta l'ho presa dal blog del grande Adriano, uno dei miei punti di riferimento per i lievitati. Non vedo l'ora che lui e Paoletta tornino a Roma con uno dei loro corsi di panificazione: io e mia cognata ci siamo decise a partecipare! So già che sarà una bellissima esperienza. Spero sia presto.

Questi maritozzi sono buonissimi, anche se forse sono venuti un pelo troppo fitti all'interno. Come primo esperimento però sono contenta :)

Vi saluto per pochi giorni con un ricciolo di panna sul naso :) 
A presto!

Ingredienti:

450 gr farina manitoba
50 gr farina di riso
200 gr acqua
90 gr zucchero
1 cucchiaio miele (possibilmente d’arancio)
1 uovo + 1 tuorlo
8 gr lievito fresco
8 gr sale
1 cucchiaino malto (o miele)
60 gr burro
40 gr olio di mais (o arachide o riso)
Zeste di 1 arancia

Albume e sciroppo di zucchero per pennellare

Procedimento:
  • Pesate tutti gli ingredienti
  • In un pentolino unite l'acqua e metà zeste, quindi portate quasi a bollore.
  • In una padellina, invece, scaldate l'olio con l'altra metà di zeste (solo scaldare).
  • Fate stiepidire l'acqua, riportatela a 200 gr e scioglieteci dentro il lievito e il malto (o miele se come me non l'avete)
  • Adesso uniteci 200 gr di farina e lasciate gonfiare per circa 1 ora.
  • Miscelate la restante farina con quella di riso
  • Unite metà farina e metà zucchero, mettetelo insieme al lievitino e iniziate a miscelare a bassa velocità.
  • Ad assorbimento avvenuto, unite l'uovo con il resto dello zucchero e della farina.
  • Miscelate per un paio di minuti, quindi inserite prima il tuorlo, poi il miele e infine il sale.
  • Aumentate la velocità a 1.5 e fate incordare
  • Aggiungete poco per volta il burro ammorbidito e solo a completo assorbimento unite poco per volta l'olio aromatizzato.
  • Coprite ora l'impasto e fate lievitare fino al raddoppio.
  • Quando l'impasto è pronto, rovesciatelo sul tavolo e fate delle pieghe a portafoglio.
  • Arrotondate l'impasto e coprite con una ciotola facendo riposare 30 minuti.
  • Ora fate le pezzature da 80 gr cadauna.
  • Con ogni pezzetto formate una pallina, unendo i lembi verso il basso.
  • Dopo un riposo di 15 minuti, dalle palline ricavate dei filoncini
  • Coprite bene con la pellicola e fate lievitare fino al raddoppio
  • Pennellate con albume e infornate a 180° fino a cottura.
  • Durante la cottura, preparate lo sciroppo di zucchero a 30° be, portando a bollore 135 gr di zucchero con 100 gr di acqua, lasciandolo poi raffreddare. 
  • Quando sfornate i vostri maritozzi, posizionateli su una gratella e spennellateli con lo sciroppo, lasciando freddare completamente prima di aprirli.



Casarecce

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Eccomi tornata, anche se per pochi giorni. La trasferta milanese è stata stancante ma costruttiva e di arricchimento, quindi sono soddisfatta. Sono tornata a casa con la percezione di possedere qualcosa di più, e questo qualcosa non è niente di materiale.

Il lavoro mi sta dando la possibilità di crescere, di arricchirmi, mi sta dando possibilità che non avrei mai avuto altrove. Si, è vero: spesso sono stanca, spesso mi carico di energie negative, spesso - per non dire sempre - uscita da lavoro non ho nemmeno voglia di parlare, ma verranno tempi migliori e intanto voglio cogliere ciò che di positivo mi sta dando, questo lavoro, in termini di formazione, di crescita e di consapevolezza. Oggi sorrido a dirlo, se me lo avessero detto tempo fa, non ci avrei potuto credere, eppure è così: il lavoro mi sta aiutando a capire meglio me stessa, ancora più a fondo. Cosa mi piace e cosa no, cosa posso tollerare e cosa no. Questo per me vale davvero molto. Questo non vuol dire che io sia una persona migliore, affatto. Ma più consapevole, questo si.

A Milano ho conosciuto colleghi a cui non avevo mai dato un volto. Qualcuno mi ha guardato negli occhi, qualcuno mi ha conosciuta meglio, qualcuno si è stupito di me. A qualcun altro magari sarò stata antipatica, ma è andata bene così. Sono serena. 

In attesa della mia partenza per Stoccolma, tra qualche giorno, torno da voi con un paio di pubblicazioni. La prima è di queste casarecce. Che poi le ho chiamate così, ma me le sono inventate lì per lì.
Un giorno facevo altra pasta e ho voluto fare questa prova con uno stecco da spiedino. Beh, ci somigliano, no? :) Una bella pasta che raccoglie bene il sugo.....mmmmmmm!!!

Sempre un mix di farina di grano duro e farina bianca, con acqua e un pizzico di sale. Fine della storia :D

Volete vedere come si fa? :)

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Tuorli pastorizzati

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Ieri tutto era più bello
la musica tra gli alberi
il vento nei miei capelli
e nelle tue mani tese
il sole 
Agota Kristof, Ieri
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Dopo la meringa italiana, è doveroso dividere con voi anche la pastorizzazione dei tuorli, altro passaggio importante per molte preparazioni di dolci, che ci permette di non rischiare con le uova crude.
Anche i tuorli pastorizzati possono essere utilizzati per gelati, per creme a crudo (come per il tiramisù) e per molte altre preparazioni di pasticceria.
Facilissimo, velocissimo e anche qui, possiamo congelare e utilizzare quando ci serve.

L'ho imparato qui. Grazie Piero! :)

Ingredienti:

100 gr di tuorli
60 gr di acqua
195 gr di zucchero

Attrezzi

Un termometro da cucina

Procedimento:
  • In un pentolino unite zucchero e acqua e portate a 121°
  • A parte sbattete i rossi
  • Lentamente con una mano versate lo sciroppo bollente nei tuorli, portando le fruste alla massima velocità.
  • Montate finché non otterrete una spuma molto soffice e gonfia.

Bagel

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Puntuale come un orologio svizzero, sono crollata. Saranno stati i tanti impegni di questo ultimo periodo, lo stress di affrontare cose nuove, il fatto di non fermarmi un minuto... e un pò anche questo clima ballerino. Stroncata in piena notte da febbre e forti dolori allo stomaco. Ho delirato per un giorno intero ieri, dormito in più riprese completamente stordita, in uno stato allucinogeno di totale arresa.

Ma non volevo lasciarvi senza la mia ricetta dei saluti. Venerdì, se la salute mi assiste, parto per Stoccolma e prendo un'altra piccola pausa dal blog.

E' notte fonda, quasi l'alba, mentre scrivo, e vi vorrei salutare con questa bella ricetta. Voi avete mai assaggiato i Bagel? hanno una consistenza molto particolare: una pelle dura con un interno che sembra gommoso. Sono ottimi da mangiare semplici, ma anche farciti secondo la vostra fantasia.

La ricetta in questione viene dal libro "Il pane fatto in casa" di Ciril Hitz, ed è una ricetta che mi piace molto perché fa fermentare i bagel per una notte intera in frigorifero, al contrario di tantissime altre ricette a "lievitazione diretta" che ho visto in rete. In rosso le mie modifiche.

Buona Vita a tutti!


Ingredienti per 12 bagel:

Impasto

400 gr di farina manitoba
400 gr di farina 0
500 gr di acqua
5 gr di lievito istantaneo (io 8 gr di lievito fresco)
15 gr di sale
12 gr di malto (io miele)

Parte liquida

2 litri di acqua
180 gr di miele o sciroppo di glucosio

Semi di girasole, sesamo e papavero

Procedimento:
  • Sciogliete il lievito nell'acqua, mettetelo nella planetaria e unite le farine e il miele
  • Miscelate a bassa velocità, e aggiungete a poco a poco il sale
  • Quando tutto è ben amalgamato, aumentate la velocità  e impastate ancora qualche minuto (se l'impastatrice fatica troppo, nebulizzate un velo di acqua)                                                                        
  • Appoggiate l'impasto su un piano da lavoro NON infarinato.
  • Con la spatola fate pezzature  da 110 gr cadauna (o più piccole, se preferite bagel più piccoli)
  • Con ogni pezzo, ricavate dei salsicciotti, unite i due estremi, serrateli e formate la ciambellina.
  • Le ciambelle devono essere appoggiate su una placca con carta forno oliata (altrimenti rischiano di appiccicarsi)
  • La placca poi va avvolta in una busta per alimenti, per permettere alle ciambelle di non seccarsi sulla superficie. La busta non deve serrare la placca, ma rimanere abbastanza alta in modo che non si attacchi alle ciambelle. La placca va poi messa in frigorifero per una notte, a fermentare. 
  • Il mattino successivo, togliete le ciambelline dal frigo
  • In una pentola mettete 2 litri di acqua e il miele, quindi portate a bollore.
  • Immergete i bagel e attendete che vengano a galla. Impiegheranno 5-6 secondi, e questo significherà che la fermentazione è andata bene (se i bagel rimangono sul fondo, vuol dire che la fermentazione non è terminata, risolvete lasciando gli altri bagel ancora a temperatura ambiente - diciamo una mezz'ora)
  • Appena scolati, i bagel vanno messi su una gratella e poco dopo vanno guarniti con i semi.
  • Infornate in forno caldo a 200° fino a cottura



Primavera non bussa...

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"...primavera non bussa lei entra sicura come il fumo lei penetra in ogni fessura, ha le labbra di carne, i capelli di grano, che paura, che voglia che ti prenda per mano.."                                      F. De André

Ieri sono uscita con mia Mamma nella campagna intorno casa dei miei. Io cercavo il profumo dell'erba e qualche foto senza pretese. Lei cercava il favino. Con la scusa, abbiamo raccolto un bouquet variopinto e profumato. In mattinata ha resistito un sole caldo, ci siamo fatte largo in una stesa di erba molto alta e ci siamo avventurate tra fiori e piante a me sconosciute, almeno nei nomi. Piante e fiori che mi ricordano la mia infanzia, ma di cui ignoravo il nome. Mia Mamma, nemmeno a dirlo, le conosceva tutte. Ma stavolta ho preso appunti e vi offro qualche piccolo scatto. Con l'occasione ho scattato anche qualche foto nel giardino di casa, ne ho scelti un paio che riporto in fondo. 

il fiore della pianta di piselli selvatici


borragine con piccola ape

Malva


Cardone

Favino


Rientrando a casa, qualche scatto anche nel terreno dei miei...

Albero di acacia

Bocca di leone


...ed infine..

nascono i miei amati carciofi

Burro chiarificato e i veri viaggiatori

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Il burro chiarificato l'avevo sentito nominare, ma non mi ero mai interessata per sapere cosa esattamente fosse, finché non mi è servito per una ricetta. Ho pensato che potevo farmelo da sola, come avevo fatto il burro salato :)
Così mi sono documentata qua e là nel web e ho scoperto che era anche facile. 

Il burro chiarificato è un burro privato della parte di acqua e caseina. Con questa particolarità, si presta bene alle alte temperature, quindi ideale per friggere, ma anche per esser sciolto in una pietanza o per fare delle creme spalmabili.

Ingredienti:

Burro (io home made, ma senza sale)

Procedimento:
  • Sciogliete il burro a bagno maria senza mai mescolare o toccare.
  • Lasciatelo sciogliere fino a che sul fondo del pentolino si depositerà il bianco del residuo di caseina e il liquido sopra sarà piuttosto trasparente.
  • Il mio ha impiegato 15 minuti.
  • Se sale a galla una schiumetta bianca, eliminatela con un cucchiaio.
La foto non rende bene, ma voi vedrete che 
la separazione sarà molto netta
  • Preparate un vasetto in vetro perfettamente pulito, con sopra un colino e una garza sterile.
  • Filtrate piano piano il burro sciolto, avendo cura che nel colino finisca solo la parte trasparente.
  • Quando arriverete al fondo e vi accorgerete che la parte bianca sta venendo giù, fermatevi.
  • Mettete il vasetto in un ammollo di acqua fredda in modo che freddi il prima possibile. 
  • Una volta raggiunta la temperatura ambiente, ponete a solidificare in frigorifero.



______________________________

E ora....un piccolo video con i miei scatti di Stoccolma.
Una meravigliosa città che consiglio a tutti di visitare :)
Enjoy!
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"Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: 
cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, 
dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perchè. 
I loro desideri hanno le forme delle nuvole."
                           Charles Baudelaire

Torta Opéra

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Ho un fratello gemello, anche se non tutti lo sanno. Mia mamma mi racconta sempre che da piccoli, lui aveva iniziato a camminare prima di me, barcollando e cadendo. Io avevo iniziato dopo, ma il giorno che mi sono messa in piedi sulle mie gambette, ho camminato spedita per un lunghissimo tratto. Così, senza tentativi.
Oggi ci penso e rifletto. E' stato sempre così nella mia vita. Sono arrivata sempre dopo. C'è sempre stato, nelle situazioni importanti, un periodo di latenza dove studiavo le situazioni intorno a me, cercavo di assimilare cosa mi serviva per arrivare a. Questo periodo di latenza spesso è stato scambiato dagli altri per una mia mancanza di capacità. Salvo poi ricredersi nel momento in cui anche io mi alzavo e cominciavo a camminare

"Non avrei creduto", "Non mi davi l'impressione di", "Mi sono dovuto ricredere"...le frasi più comuni che sentivo dire dopo. 

Non è una cosa che mi ha fatto soffrire, questa. Conosco questo aspetto di me e ho imparato a gestirlo. In questi casi ciò che conta di più è conoscersi, sapere chi siamo e poi da lì partire. D'altra parte, credo che siamo tutti grati di essere individui, ognuno diverso dall'altro.

Questa mia caratteristica nell'agire è anche facilmente ricollocabile al tempo che mi prendo per fidarmi di qualcuno o al tempo che impiego ad aprirmi agli altri (le vedo, le teste di quelli che mi conoscono, annuire, fare sì col capo). Mi viene spesso in mente una frase che mi colpì molto, contenuta in un libro bellissimo di Cristina Comencini, "Il cappotto del turco", dove il turco Mehmet in un italiano ballerino si rivolge alla protagonista:

"Mehmet mi prese il viso tra le mani.
«Il mondo diviso in due parti, qualcuno tuffa avanti come cieco, qualcuno pensa un anno prima di tuffarsi. Tu apri il tuo cuore piano»"

Io uno come Mehmet me lo sarei sposato, ma questa è un'altra storia.

Con la pasticceria ho fatto qualcosa di simile. Simile, non uguale. Diciamo che me ne sono tenuta alla larga a lungo, sapendo di avere dei grossi limiti, ma diciamo pure che i limiti spesso siamo noi stessi ad imporceli. Poi un giorno m'è venuta la curiosità e mi sono detta Ma perché no?
E presa dall'entusiasmo avevo fatto questa torta di cui sono stata molto contenta. Così. L'ho letta, assimilata, ho organizzato mentalmente il lavoro e poi mi sono lanciata. 
E' così che sono approdata anche a questa meravigliosa Opéra che era il sogno dei miei occhi da tanti mesi. 
Non avrei mai pensato di realizzarla e invece un giorno mi sono decisa ed ecco il risultato. Non perfetto, rispetto ad altri illustri esempi, anche per qualche piccolo intoppo, ma il sapore.....assolutamente spaziale!
Sembra una torta difficile, sembra chissà quale impresa, ma io ve lo posso dire perché ho toccato con mano: si può fare! E' sufficiente organizzare il lavoro. E' una torta che se si vuole la si può dividere in passaggi in più giorni, ma anche no: è fattibile anche nella stessa giornata, contando chiaramente i tempi di congelamento. 
Se proprio siete spaventati dalla moltitudine di preparazioni, potete in una giornata preparare la meringa e i tuorli pastorizzati, e congelare. In un'altro giorno prepararvi il biscuit e congelarlo e via dicendo. 

Se ho realizzato questa torta è stato solo grazie all'incoraggiamento di Piero. Da lui ho preso la ricetta, in origine di Montersino e da lui modificata. 
La sua Opéra potete vederla qui, anche se dopo averla vista, la mia vi farà schifo :D

Questa torta è dedicata a lui.


_________________________

Le dosi qui di seguito sono per uno stampo rettangolare di 24x20 cm.
La sigla TPT vuol dire "tanto per tanto" e sta a significare una miscela 
con eguali quantità degli ingredienti che la compongono.

Attrezzi:

Termometro da cucina
Stampo rettangolare per torte senza fondo
Fruste

Biscuit alle mandorle e caffé 

210 TPT alle mandorle (105 gr di mandorle tritate finemente con 105 gr di zucchero semolato)
60 gr tuorli
90 gr di uova
190 gr albumi
70 gr zucchero
85 gr farina
10 gr di caffé solubile
  • Montate gli albumi con i 70 gr di zucchero, ma fermatevi prima che la massa diventi troppo fissa.
  • Montate poi tuorli, uova, i 210 gr TPT alle mandorle e i 10 gr di caffé solubile 
  • A questo punto avrete 3 consistenze diverse che dovrete mescolare:                                              
              1. polvere (farina)
              2. parte fissa (uova e tpt)
              3. parte aerata (albumi)                                                                                                                                                                              
  • Mettete parte degli albumi nella parte fissa. 
  • Unite poi la farina e mescolate per bene. Ora finite di inserire gli albumi, mescolando sempre con la tecnica dall'alto verso il basso. 
  • Stendete il composto in una teglia foderata di carta da forno (per la grandezza della teglia, regolatevi con la grandezza dello stampo scelto: dovrete ricavarne due pezzi/strati)
  • Cuocete a 200° per 6-7 minuti. 
  • Il biscotto deve rimanere morbido, umido. 

Crema al caffé

200 gr di base di tuorli pastorizzata (la trovate qui)
200 gr di mascarpone
250 gr di panna montata
150 gr meringa italiana (la trovate qui)
60 gr di caffé espresso
20 gr di caffé solubile sciolti nel caffé espresso
8 gr di colla di pesce
  • Ammollate e asciugate la colla di pesce.
  • Scaldate 80 gr circa di base di tuorli pastorizzata e scioglieteci dentro la colla di pesce
  • Unite la parte restante della base e montate con il mascarpone
  • Aggiungete il caffé. 
  • Mescolate con la meringa e incorporate la panna. 

Ganache al caffé

200 gr cioccolato al 70%
150 gr di panna
50 gr di glucosio
20 gr di burro
2 gr di caffé solubile
50 gr di latte
18 gr di rhum
  • Portate quasi ad ebollizione latte e panna insieme al glucosio e al caffé solubile. 
  • Togliete dal fuoco e scioglieteci il cioccolato e poi il burro. 
  • Quando arriva intorno ai 30° aggiungete il rhum 

Montaggio del dolce e glassatura finale

  • Su un vassoio ricoperto di carta forno ponete lo stampo in acciaio per torte e procedete alla stratificazione in questo modo:
  1. Biscuit al caffé imbevuto con bagna al caffé 
  2. Strato di crema al caffé 
  3. Altro strato di biscuit sempre imbevuto con bagna al caffé 
  4. Ganache al caffé 
     congelare un paio d'ore

     5. Secondo strato di crema al caffé

     congelare un paio d'ore

     6. Ultimo strato di glassa al cioccolato

Glassa di copertura al cioccolato

90 gr acqua
115 gr zucchero
75 gr panna
40 gr cacao
4 gr colla di pesce
  • Scaldate i liquidi e mescolateli con le polveri, facendo attenzione a non fare grumi. 
  • Portate il tutto a ebollizione, sempre mescolando. 
  • Fate freddare il composto e quando arriva intorno ai 50° aggiungete la colla di pesce ammollata e asciugata. 
  • Mescolate ancora. 
  • La glassa andrà versata sulla torta quando avrà raggiunto i 30°. Il suggerimento è quello di versare la glassa dal pentolino con un gesto rapido e mandando il getto di glassa su tutta la superficie della torta. A questo punto muovete il vassoio di base per livellare la glassa in superficie, senza mai toccarla
  • Il dolce così fatto può essere messo in frigo per almeno 3 ore o rimesso nel congelatore; in questo secondo caso prima di consumarlo, mettetelo prima 3-4 ore in frigorifero.
Ecco i miei suggerimenti:
  • E' bene che nel passaggio in frigorifero, lo stesso sia tarato su una temperatura molto fredda e che sia il più sgombro possibile. Questo garantirà alla glassa di rimanere soda e bella spessa. La mia, se ci fate caso, è piuttosto sottile perché parte si era persa sui lati, per questo piccolo accorgimento che non ho avuto. 
  • Il biscuit cuocetelo tutto intero e solo quando è freddo ricavatene i due pezzi con la forma dello stampo rettangolare.
  • Sempre nella preparazione del biscuit, assicuratevi che le mandorle siano tritate finissimamente! devono essere ridotte in polvere. 
  • Per staccare il quadrato di acciaio dalla torta, se congelata, usate il calore. Va bene un cannello per creme brulee, o un panno riscaldato messo a cinta intorno.


Fusilli home made

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Le fregole, le chiamerebbe mia madre. La frenesia, la chiamo io.
Io sono così, m'innamoro di niente. E poi mi viene l'urgenza di fare, fare, fare.

Un giorno ero in pausa pranzo e sbirciavo i blog amici tra un boccone e l'altro, quando mi imbatto in questo post di Terry. Mi si sono alzate subito le antennine, gli occhi a cuoricino, le dita già si muovevano impazienti.

Mi parte una nuvoletta in testa, faceva più o meno così:

Scrivo subito a Piero perché certe frenesie non è giusto che le tenga solo per me :D
«Ah Pié, c'ho uno scoop » :D ho detto per creare suspance.
«Che scoop Miché?»
«Ma no gnente! Ma dico....l'hai visti i fusilli di Terry?»
«fsgfkjgkfjjhsgd»- sento mugugnare attraverso il pc (a voi la traduzione)
(bene bene, ho colpito :D)
«Ahò, l'hai visti o no?!» insisto.
«Ovvio che l'ho visti...»
«Io li faccio presto, sì sì.» dico malefica.
«ajhdhxkfjskjfx» mugugna ancora (forse stavolta è meglio non tradurre :D)

Tira di qua, tira di là e in tre secondi avevamo già deciso un post a 4 mani, ma a data da destinarsi.

Alle 16 scatto come una molla, prendo la macchina in stile ferrari, sgommo con fumata bianca dietro. Fateme largo che c'ho da fà! :D
Arrivo a casa, mi metto all'opera, faccio foto e zacche!

Mando una mail a Piero che dal canto suo continuava ancora a mugugnare hfdsjfvhdfjvhbdksfj :D

Ma non è finita, perché mentre la sera li stavo cucinando, mi arriva la sua, di mail, con questa foto:


ahaahahahahahah, ma allora lui sta più inguaiato di me :D :D :D

E voi, li rifarete?

Basta unire acqua e farina, impastare e lasciar riposare mezz'oretta coprendo con pellicola.
Poi ricavate dei serpentini, tagliate a occhio e arrotolate intorno a uno stecco da spiedino.

Facile, no? ;-)

I fusilli di Piero li trovate qui.

Grazie Terry!





Ciciri e tria

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A volte mi ripeto. Lo so. O forse ciclicamente le cose ritornano. Vi ricordate questo post? Vi raccontavo di come amo le persone così: quelle che tu lanci un sasso e loro lo raccolgono. Quelle a cui fai una proposta e la fanno diventare un progetto, quasi subito una cosa concreta. IO - LE - AMO! Perdutamente, follemente, incredibilmente. Le persone così, mi fanno cadere ai loro piedi, mi attraggono, senza possibilità di resistenza alcuna.

Tamara è un'amica bella con una risata rumorosa come la mia, che spesso, con molto entusiasmo, ha riprodotto le mie ricette. Mie e quelle di Piero. Ci sfotte chiamandoci Piergianni e Michotta (quanto mi fa ridere!). 
Epperò un giorno le ho detto "Tamà, non se pò fà! adesso tocca che cacci te qualche ricetta e noi la rifacciamo, pé par condicio" :D

Io l'avevo buttata lì così, a data da destinarsi...e lei l'ha presa sul serio. E giù con una mail fiume dove ci chiedeva di fare tutti insieme un piatto tipico della sua regione, la Puglia. Ciciri e Tria. Mail fiume pure mentre ero a Stoccolma, e la notte non dormivo per la tosse e passavo il tempo a leggere con l'aifon. Era entusiasta,  Tamara, ma ha messo subito le mani avanti: "senza fretta, possiamo farlo pure tra un anno, non sentitevi fretta addosso".

Se se, faceva la parte, perché in fondo lei lo sapeva che stava parlando con altri due non tanto a posto che se la facevano sotto per iniziare i lavori (Tamà, lassa perde, l'attrice nulla poi fà :D).

Vabbé, mettiamoci all'opera: sui ciciri, c'arrivo da sola. Ma la tria che robb'è?

Semplice, spiega lei che intanto aveva chiesto pareri a mezza Puglia, sono tagliatelle acqua e farina.

Fai così, metti lì, cuoci in questo modo, friggi nell'altro. Se ti piace metti questo, questo e quest'altro. E hai fatto. 

Ammappate, che ci vuole? niente! E quindi ci sto! (ma io ci starei pure se mi chiedessero di cuocere un uovo fritto in cima alle piramidi :D). 

Mangiare questo piatto mi ha fatto pensare a mia Nonna paterna, mancata nella mia vita troppo presto. I miei Nonni erano di origine contadina, contadini a loro volta. 

Mio Nonno non l'ho conosciuto, con mia Nonna invece ho vissuto insieme i primi 9 anni della mia vita. Non potrò mai dimenticarla. Non potrò mai dimenticare i suoi occhi. Una donna che ancora oggi viene imitata da mio fratello maggiore, che ancora oggi viene ricordata per la sua grande dolcezza e la sua vita discreta.
I miei Nonni venivano fuori dalla guerra, da un periodo di povertà assoluta, fatta di niente. Erano poveri, non avevano nulla. Erano anni in cui i poveri erano poveri di tutto. Non c'era corrente, non c'erano comodità, non c'era acqua calda per resistere agli inverni che erano più freddi di come sono oggi. Si viveva con quello che dava la terra. 

I piatti serviti in tavola erano di estrazione povera, ma sono quei piatti che io oggi prediligo in assoluto. Datemi una minestra grezza, e io ne sarò felice. 

Ceci se ne mangiavano molti e in tutte le salse. Ve ne avevo accennato anche qui. Sono i miei Nonni che hanno trasmesso alla famiglia l'amore per la tradizione. Anche questo piatto che vedete oggi è realizzato con ceci coltivati dai miei, che mia mamma conserva secchi per tutto l'inverno, in bottiglie chiuse. 

Uno dei miei ricordi più nitidi con Nonna, è fatto da lei che lessava i ceci e con l'acqua di cottura bagnava del pane secco (rigorosamente fatto in casa). Irrorava con un filo d'olio, un pizzico di sale e poi....ricordo di lei seduta su una sedia, fuori dalla cucina, subito nella veranda. Il piatto con il pane sulle sue gambe unite e io piccola che le ronzavo intorno. Mangiavamo quel pane insieme. Me lo ricordo come fosse successo ieri. 

L'odore dei ceci mi ricorda mia Nonna, per questo fare questo piatto è stato davvero bello. A tavola anche mio Padre l'ha ricordata e tutti l'abbiamo sentita più vicina. 

Non sono una persona che si sbottona facilmente, ma grazie Tam. Ti ricordi quel giorno che sono uscita per campi a raccogliere questi bellissimi fiori? Ero uscita a raccoglierli per te, per fare onore alla tua ricetta. Chepperò adesso è Nostra.


Correte a vedere la preparazione di Tamara e quella di Piero! :')

Ingredienti:

Per i ciciri

Ceci secchi
Aglio
Rosmarino
Alloro
Sale
Olio extra vergine

Per la tria

Farina di grano duro
Acqua tiepida

Procedimento:

  • La sera prima mettete in ammollo i ceci
  • La mattina successiva, risciacquate i ceci e metteteli in un tegame coperti di acqua pulita.
  • Preparate una retina chiusa con dentro uno spicchio di aglio, aghi di rosmarino e una foglia di alloro.
  • Salate e lasciate sul fuoco fino a cottura.
  • Mentre cuociono i ceci, preparate la tria: un pugno abbondante di farina a testa, acqua  e impastate fino ad ottenere un composto omogeneo.
  • Stendete la pasta, lasciatela asciugare, dopodiché arrotolatela su se stessa e ricavate le vostre tagliatelle (spessore e larghezza a vostro piacimento).
  • Scolate i ceci lasciando l'acqua di cottura
  • Una parte di ceci frullatela, l'altra parte lasciatela intera.
  • Cuocete una parte di tagliatelle nell'acqua di cottura dei ceci.
  • L'altra parte di tagliatelle, friggetela in una padella con olio extra vergine fino a renderla croccante.
  • A questo punto unite le tagliatelle lessate alla crema di ceci.
  • Impiattate e decorate ogni piatto con le tagliatelle fritte.
  • Spolverate di sale, pepe, e guarnite con del buon olio extra vergine.


Pane francese

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L'odore più intenso e più bello della mia vita l'ho tirato su per le narici una sera, tanti anni fa. E non potrò mai dimenticarlo. Una cute, radici di capelli.

Gli odori. Quante volte ci siamo soffermati davvero a pensare a quanto  influenzano le nostre giornate? Eppure tutto ha un odore. Tutti e tutto. E l'olfatto è certamente uno dei sensi che più ci avvicina agli animali. Mi facevo questa domanda qualche sera fa, quando per caso ho annusato i miei capelli e sapevano di mondo esterno. A voi è mai successo? 

Ci portiamo addosso l'odore delle nostre case, l'odore delle città in cui viviamo, l'odore dei nostri sentimenti. Cambiamo odore quando abbiamo paura, quando non ci sentiamo bene, quando ci innamoriamo.
Perfino il nostro corpo, per quanto pulito, è composto di mille mila odori.
Odorano i nostri abiti smessi, odorano i cibi, sia cotti che crudi.
Odora la natura, odora il vento che viene da lontano, la corteccia di un albero.
Odorano i libri, le carte, i panni stessi al sole.
Odorano le notti e i giorni, le albe e i tramonti.
Odorano scarichi, secchioni, le pompe di benzina.
Odora il legno appena lavorato, una foglia spezzata, odora il nostro sangue.
Odorano i nostri ricordi, odora la pioggia appena caduta, specie la prima.
Odorano le ore in solitudine, passate ad impastare. Odora quel silenzio.
L'alba e il sole che sorge. L'acqua del mare.
Odora la federa su cui poggiamo la testa, odorano le nostre auto, le nostre stanze da letto.
Odora l'erba appena tagliata, un fiore che sboccia, il bacio di un bambino.
Odorano strade, negozi, androni di palazzi.
Le pescherie, i mercati coperti, ma pure quelli all'aperto.

Profuma la mia vita.

Profuma di questo pane.


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Ricetta tratta da "Il pane fatto in casa" di Ciryl Hitz

Ingredienti:

Per la biga

300 gr di farina
160 gr di acqua (io 210 gr)
2,5 gr di lievito istantaneo (io 6 gr di lievito di birra fresco)

Per l'impasto finale

400 gr di farina
300 gr di acqua
12 gr di sale

Procedimento:
  • La sera prima preparate la biga: nella planetaria sciogliete il lievito nell'acqua, aggiungete la farina e impastate per circa 3 minuti.
  • Trasferite la biga in una ciotola oleata e chiudete con pellicola, lasciando a temperatura ambiente.
  • Al mattino successivo, mettete la biga raddoppiata nella planetaria: aggiungete acqua, farina e sale e impastate per qualche minuto a velocità minima.
  • Quando l'impasto inizia a staccarsi dalle pareti, aumentate la velocità impastando per circa 5/6 minuti.
  • Durante questa fase, io circa 3 volte ho fermato l'impastatrice, tirato giù l'impasto dal gancio e riavviato.
  • Quando l'impasto è ben incordato, trasferitelo in una ciotola oleata, coprite con pellicola e lasciare lievitare a temperatura ambiente per 90 minuti. 

  • Infarinate leggermente un piano da lavoro, capovolgete la ciotola e attendete che l'impasto cada da solo, senza toccarlo. 
  • Adesso lasciatelo stare un paio di minuti, intanto vi preparate un telo di cotone accanto molto ben infarinato. 
  • Con l'aiuto di una spatola fate le pezzature da circa 5 cm per lato, facendo in modo che vengano dei quadrotti. 
  • Dovete essere delicati ma decisi, in modo da non compromettere la leggerezza e l'ariosità dell'impasto. Adattate il taglio alla forma, senza manipolare troppo. 
  • Ponete i panetti sul telo e quando avrete finito, coprite e lasciate riposare 45 minuti. 
  • Una nota: i panetti possono essere messi sulla farina, oppure appoggiati a riposare su semi: io ho provato sia con la farina che con semi di lino, sesamo e girasole
  • Durante il riposo, accendete il forno a 250° con la refrattaria (se non l'avete, potete cuocere su una teglia), ponendo sul fondo una ciotola termoresistente con dell'acqua dentro.
  • A riposo avvenuto, sempre con l'aiuto della spatola, aiutatevi per capovolgere i panetti e metteteli sulla pala: quelli con la farina si presenteranno ricchi di farina in superficie, quelli con i semi, avranno i semi. Lasciateli come sono.
  • Infornate e cuocete i primi 10 minuti a 250° e poi fino a cottura a 190°.
  • Fate freddare i panini almeno 1 ora sulla gratella.




Crema spalmabile al pistacchio

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Nella vita c'è davvero sempre da imparare. Un giorno facevo la mia solita passeggiatina nel blog di Nanni quando ti vedo questa meravigliosa crema al pistacchio. Subito mi viene in mente che in frigorifero ho della pasta di pistacchio da consumare, ma c'è un problema: ci vuole il cioccolato temperato e io non lo so fare. 
Però Nanni è così bravo che nel suo blog spiega come fare (qui) e io mi sono detta che potevo fare una prova. Avevo deciso di farla quasi subito, poi tra un viaggio e l'altro ho dovuto aspettare, con la promessa di farla non appena tornata da Stoccolma. E infatti, mentre ero in giro lì da quelle parti, avevo visto queste meravigliose spatoline di legno in ogni dove, e ho cercato quella che mi piaceva di più proprio con l'intento di riportarla in Italia e fotografarci questa crema!! E così ho fatto.

Di Nanni avevo già fatto i mitici biscotti al cioccolato, ve li ricordate? Furono un successo....e questa crema anche di più. Sarà che io amo i pistacchi nei dolci, è un sapore che mi fa impazzire letteralmente. Questa crema è deliziosa. Da assuefazione, dipendenza (io vi avviso!).

Il giorno che l'ho realizzata, mi sono accorta di non avere il burro chiarificato. Primi attimi di panico, poi m'è tornata la ragione: ma fammi vedere un pò come si fa?! E niente...mi sono fatta pure il burro chiarificato da sola :D (Nannì, mo' non c'hai più scuse, eh! :D)

Vi riporto di seguito i passaggi per il temperaggio e subito dopo la ricetta della crema. Il tutto in modo molto semplice, perché ripeto, non ho esperienza in materia. Per domande tecniche più specifiche rivolgetevi a lui :D.

Grazie Nannì, con l'accento sulla ì :D
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Come si tempera il cioccolato bianco?
  • Sciogliete il cioccolato a bagno maria e versatelo in un recipiente.
  • Portatelo lentamente a 45° per evitare il formarsi di grumi
  • Mettete il cioccolato sciolto sul piano da lavoro, lasciandone da parte 1/3.
  • Iniziate a spatolare il cioccolato, distribuendolo sulla superficie (come per stenderlo), e poi con la spatola raccoglietelo da un lato. 

  • Continuate questa operazione di spatolamento fino a che la massa raggiungerà il 25°
  • Adesso unite il cioccolato spatolato, con quello messo da parte e misurate la temperatura che dovrà arrivare a 29°.
  • Se siete sopra i 29°, continuate a spatolare. Se invece siete sotto, aggiungete del cioccolato sciolto caldo.
  • Il cioccolato a questo punto è pronto :-)

Crema spalmabile al pistacchio

Ingredienti:

180 gr cioccolato bianco temperato
85 gr pasta di pistacchi
55 gr di burro chiarificato (io il mio home made)

Procedimento:

  • Mescolate bene la pasta di pistacchio
  • Sciogliete il burro chiarificato e fatelo scendere, dopo, fino a 25°
  • Mescolate burro e pasta di pistacchio
  • Sciogliete il cioccolato bianco a bagno maria e poi temperatelo.
  • Unite il cioccolato all'emulsione di butto e pasta di pistacchio
  • Mescolate molto bene, fino a raggiungere una consistenza liscissima.
  • Mettete la crema in un vasetto di vetro perfettamente pulito, chiudete e lasciate riposare per 24 ore. 




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E per chi legge ancora...in regalo un piccolo gioiello. 

Ve la ricordare Jeanne Moreau nel fantastico film 
di Truffaut, "Jules e Jim"?

Che sarebbe lei (una mia foto al film)

Lei è anche colei che canta questa fantastica canzone, 
di cui mi sono innamorata perdutamente


Curiosità: sempre dal film "Jules e Jim" è tratta questa immagine, che poi sarebbe quella 
che compare nel film "Il favoloso mondo di Amelie", quando Amelie è al cinema e 
guarda il particolare della mosca sullo sfondo :')




Di continue sfide e perpetue ambizioni: la ciabatta

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La vita ci offre sempre delle possibilità. Quelle di migliorarci, di imparare, di perfezionarci non avendo mai presunzione di essere arrivati

Vengo da un fine settimana molto impegnativo eppure sento dentro ancora una forza, quella di scrivere questo post. Avrei potuto scriverlo più avanti, senza fretta, ma non voglio aspettare. Perché voglio tentare di trasmettere quello che ho dentro, a voi che leggete oggi e anche a me stessa quando in futuro mi ritroverò a rileggere queste righe. 

Questo week end appena chiuso alle spalle mi ha vista partecipare al corso di Adriano e Paoletta sui lievitati. Due giornate intense, sfiancanti, ricche di nozioni, di spunti, di cose da imparare. Un corso bellissimo e perfettamente organizzato. 

Che i lievitati siano diventati la mia strada, qua l'hanno capito pure i muri. Ormai pure le mie zie mi cercano per il pane. Una in particolare, ormai fa solo pane in casa con una delle mie ricette. E pensate che un giorno due mie zie si incontrano a casa di un nipote, una di loro porta il pane, l'altra subito l'apostrofa: "ma quello è il pane di Michela!" ....come se l'avessi fatto io :))) lei lo aveva semplicemente riconosciuto

Quando ho aperto il blog, a luglio del 2012, non avrei mai potuto immaginare quanto avrebbe segnato la mia vita, le mie giornate, i miei gusti. All'inizio pubblicavo delle cose orribili, e per dire il vero non sapevo nemmeno bene cosa ci stavo a fare qui. Infatti la partenza è stata molto a rilento. 
Poi piano piano il mio blog ha iniziato a somigliarmi. Non lo so quando è successo, non so dire quando è stata la svolta, ma a un certo punto qualcosa è cambiato.

E' stato così che il blog è diventato la mia personale ricerca: del dettaglio, delle cose che mi piacevano veramente, della qualità sopra ogni cosa. 

E' difficile da spiegare a parole, ma è come se la componente fortemente selettiva del mio carattere si fosse riversata anche qui. E il mio blog ha iniziato a somigliarmi. Ad essere come me. 

Poi un giorno ho capito che c'era una forte spinta, una energia benevola che mi trascinava verso il mondo della panificazione. Sono quelle cose che nascono così, sono germogli che ci stanno dentro e che un giorno escono alla luce: vivi, vitali, vogliosi di vedere la luce. 
Non bastava però volerlo: bisognava studiare, documentarsi, provare, sbagliare, e poi riprovare ancora. Ammetto, ad onor del vero, di avere una predisposizione naturale. L'apprendimento in questo caso viene più facile. Ma dietro alla predisposizione c'era una grande sete di sapere, di imparare.

E' stato attraverso questo percorso che ho imparato a capire il lievito, a leggere una ricetta e capirla, a ricercare le farine perfette, a sperimentare. In questi mesi credo di essermi emozionata di più davanti al forno che altrove. E le ore passate a lavorare, spesso all'alba, sono diventate le mie ore preferite. So che agli occhi dei più sembro una pazza, ma quelle ore le conservo dentro di me con grande amore e con una infinita dolcezza. Ho lavorato in silenzio mentre non c'era ancora l'alba, ho fatto pause buttata sul divano in attesa della prossima piega. Stanca? A volte. Ma appassionata, avvinta, spettinata e felice.

A me non basta saper fare il pane, a me interessa saperlo fare bene. A me non basta sentirmi dire brava, a me interessa diventarlo sul serio. E seppure ci sono stati buoni risultati finora, a me interessa che questi possano un giorno divenire eccellenti.

Eccellenti, spettinati e felici. 


"Se ho potuto vedere più lontano degli altri, è perché sono salito sulle spalle dei giganti"
                                                                   Newton

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Ricetta di Adriano
Ciabatta realizzata durante una delle fasi del corso

Ingredienti:

Per il poolish

300 g di farina manitoba
300 g di acqua
0.5 g di lievito di birra fresco

Per l'impasto finale

100 g di farina 0 
100 g di semola rimacinata
100 g di acqua
5 g di lievito di birra fresco
5 g di malto diastasico
10 g di sale

Procedimento
  • La sera prima preparate il poolish sciogliendo il lievito nell'acqua e mescolandolo alla farina setacciata, fino a che non si vedranno più grumi. 
  • Pulite il bordo della ciotola, sigillate con pellicola e lasciate fermentare a temperatura ambiente per circa 12 ore (in estate lasciate fermentare 4 ore a temperatura ambiente, poi spostate in frigorifero).
  • Il mattino successivo versate il poolish nell'impastatrice.
  • In acqua tiepida sciogliete il lievito e aggiungete al poolish. 
  • Aggiungete anche le farine e il malto.
  • Avviate con il gancio a foglia a bassa velocità e lasciate idratare bene. 
  • Dopo circa 3/4 minuti, aumentate la velocità e aspettate che l'impasto si stacchi dalle pareti. 
  • Aggiungete il sale lentamente e lasciate assorbire. 
  • Ribaltate l'impasto e rimpastate aumentando la velocità fino a completa strutturazione del glutine (che potete capire facendo la prova "velo".
  • Arrotondate l'impasto, coprite con pellicola e lasciate lievitare in luogo caldo per 1 ora. 
  • Rovesciate l'impasto sul piano da lavoro infarinato, allargate formando un rettangolo e fate una piega a portafoglio. 
  • Trasferite ancora l'impasto in una ciotola, con la chiusura verso il basso e lasciate fermentare per 30 minuti in luogo caldo. 
  • Trasferite ancora sul piano da lavoro infarinato, allargate delicatamente senza infarinare la superficie dell'impasto.
  • Piegate in 2. 
  • Spezzate l'impasto a metà con una spatola e rincalzate i lembi sotto.
  • Trasferite a faccia in giù su un telo infarinato con semola rimacinata, coprite con il telo stesso e poi con la pellicola. 
  • Lasciate lievitare in luogo caldo 30 minuti. 
  • Accendete il forno a 240°, con refrattaria o con teglia di ferro pesante. 
  • Aiutandovi con il panno della lievitazione, ribaltate delicatamente le ciabatte (una per volta) sulla pala infarinata. 
  • Con un pennello togliete la farina in eccesso.
  • Stirate delicatamente la ciabatta ponendo le dita sotto l'impasto.
  • Infornate e cuocete i primi 10 minuti, dopodiché abbassate la temperatura a 210°
  • Sfornate e fate la prova della "bussata": il pane deve suonare come vuoto.
  • Lasciate freddare in verticale prima di aprire il pane. 


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