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Happiness is home made: granella di zucchero

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Mi siedo a scrivere questo post e non so come mettere in ordine i miei pensieri. Come sempre, quando le emozioni che provo sono tante e ingarbugliate, faccio fatica a dipanare i fili. Finalmente trovo l'occasione di parlare di una cosa per me molto importante e questa occasione me l'ha facilitata la mia amica Roberta con il lancio del suo primo contest, Happiness is home made

Quando sono andata a vivere da sola, due anni e mezzo fa, la prima cosa che mi sono educata a fare è stata  una spesa consapevole. Poche cose nel frigorifero, frutta e verdura di stagione (grazie all'orto dei miei genitori) e soprattutto niente sprechi. Nella mia pattumiera, già allora, non finiva nulla. Quasi subito ho imparato a cucinare solo quello che sapevo avrei mangiato. So che per molti può essere scontato, ma nella mia famiglia, quando cucinavo ero abituata a farlo minimo per cinque persone...perciò all'inizio un pò di allenamento si deve fare. Per fortuna imparo in fretta. 

In sostanza, non tengo nel frigorifero o in dispensa niente che so che non riuscirò a consumare. Alla peggio, quando mia madre mi riempie di verdure (si sa come sono le mamme), lesso e congelo in porzioni già pronte per quelle volte che a cucinare non ce la faccio o per quelle volte che la verdura fresca non ce l'ho. Solo ad una mia dipendenza, ogni tanto cedo, e sono i pomodorini. Ma ci sto lavorando. Con mia madre abbiamo deciso che la prossima estate, quando li avrà nell'orto, quelli in esubero li congeleremo, per quei giorni in inverno in cui disperatamente ne sentiamo il bisogno.

Avevo già fatto la spesa, anche quando vivevo a casa dei miei, ma le prime volte che ho fatto la spesa per me sola, è stato come una prima volta. Mi aggiravo tra quegli scaffali così pieni di cose, e dovevo capire cosa realmente mi serviva. Guardavo tutti quei cibi inscatolati e tutte quelle forniture chiedendomi quando mai avrebbero smaltito tutta quella roba....la risposta la sapevo, la so: MAI. Ecco perché tanto cibo va via buttato. Mi fa così rabbia, soffro così tanto a pensare a chi muore di fame, a chi sgranocchierebbe con tanto amore anche una sola carota e non può farlo.

Eppure, di informazione oggi ce n'è tanta e di mezzi a disposizione a nostro favore ne abbiamo tanti. Perché preferiamo non pensare? Perché preferiamo non vedere? Le grandi imprese ci osservano: ci studiano, ci usano. Sfruttano i nostri sensi, la nostra condizione sociale, sfruttano tutto di noi. Ed ecco che ci mettono lì confezioni accattivanti, trasparenti o del giusto colore, tre per dieci, sottocosto del sottocosto. Fino ad arrivare ad aromi e profumi nebulizzati nell'aere dei centri commerciali solo e sempre per un unico motivo: spingerci a comprare. Sempre, comunque, e sempre di più. Ma davvero non siamo in grado di vederlo? Davvero non siamo in grado di pensarci? 

Provo una rabbia infinita verso tutte quelle persone che non hanno rispetto del cibo. Io e queste persone non potremmo mai stare a tavola insieme. Come ho già scritto in tempi non sospetti, mi faccio un'idea delle persone soprattutto da come stanno a tavola. 

Devo anticipare ed ammettere che ho avuto una buona scuola: mio padre è sempre stato fissato per la cucina "coltivata in casa", nella mia infanzia non c'erano merendine, non c'era carne macinata comprata, non c'erano paste ripiene...niente di tutto questo! Mia mamma fa il pane in casa tutte le settimane, con mia Nonna ho imparato a fare la pasta a mano. Insomma, ho avuto già di base una buona scuola. Ma da quando sono andata a vivere da sola, mi è sembrato di correre. Sì, correre. E' il verbo più calzante, perché ho corso senza saperlo verso tutto il possibile home made. Sapete, e' stato come virare. E' stata una cosa veloce, un cambio di colore quasi immediato. Ho trovato la mia strada. 

E la mia strada è quella in cui cerco di fare tutto il possibile da sola. La pasta, il pane, i dolci. Le preparazioni di base, gli sfizi, tutto quello che posso. E anche quando compro, cerco di farlo con consapevolezza. Scelgo sempre, non prendo mai una cosa a caso. Per paradosso, compro cose di qualità migliore, ma spendo meno perché sono sempre spese mirate. So rinunciare benissimo ad una maglia di 200 €, ma non mi dite di rinunciare al pesce fresco. Rinuncio alle borse di 400 €, ma non mi dite di comprare una farina di scarsa qualità. Vado dal parrucchiere due volte l'anno, sono spettinata come un leone, ma non mi togliete il gusto di mangiare bene. 

Sono certa che ogni capofamiglia si meraviglierebbe di quanti soldi finiscono buttati nella pattumiera, se non si fa la spesa con la giusta coscienza. 

Voi non trovate?

Grazie Roberta per avere ideato un contest così bello. Io partecipo con una piccola cosa, la mia granella di zucchero per dolci fatta in casa :) Il banner del contest potrebbe diventare il mio motto, il mio credo. Roby, potremmo rendere questo banner il logo universale di tutte noi che amiamo fare le cose a mano. Non sarebbe bellissimo? :))) 


Ingredienti:

90 gr di zucchero
9 ml di acqua

Una schiumarola per pasta

Procedimento:
  • In una ciotolina unite lo zucchero e l'acqua
  • Mischiateli bene fino a che tutto lo zucchero non diventa trasparente
  • Ora prendete la schiumarola e posizionatevi sopra un foglio di carta forno
  • Con la mano raccogliete lo zucchero nella ciotola, mettetelo sulla schiumarola e con le dita spingetelo
  • Il vostro zucchero cadrà sulla carta forno formando la granella che avrete cura di far cadere su tutta la superficie della carta, per non sovrapporla
  • Lasciate asciugare per qualche ora
  • Una volta secca, chiudetela in un barattolino di vetro e conservatela fino all'utilizzo




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