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L'odore più intenso e più bello della mia vita l'ho tirato su per le narici una sera, tanti anni fa. E non potrò mai dimenticarlo. Una cute, radici di capelli.
Gli odori. Quante volte ci siamo soffermati davvero a pensare a quanto influenzano le nostre giornate? Eppure tutto ha un odore. Tutti e tutto. E l'olfatto è certamente uno dei sensi che più ci avvicina agli animali. Mi facevo questa domanda qualche sera fa, quando per caso ho annusato i miei capelli e sapevano di mondo esterno. A voi è mai successo?
Gli odori. Quante volte ci siamo soffermati davvero a pensare a quanto influenzano le nostre giornate? Eppure tutto ha un odore. Tutti e tutto. E l'olfatto è certamente uno dei sensi che più ci avvicina agli animali. Mi facevo questa domanda qualche sera fa, quando per caso ho annusato i miei capelli e sapevano di mondo esterno. A voi è mai successo?
Ci portiamo addosso l'odore delle nostre case, l'odore delle città in cui viviamo, l'odore dei nostri sentimenti. Cambiamo odore quando abbiamo paura, quando non ci sentiamo bene, quando ci innamoriamo.
Perfino il nostro corpo, per quanto pulito, è composto di mille mila odori.
Odorano i nostri abiti smessi, odorano i cibi, sia cotti che crudi.
Odora la natura, odora il vento che viene da lontano, la corteccia di un albero.
Odorano i libri, le carte, i panni stessi al sole.
Odorano le notti e i giorni, le albe e i tramonti.
Odorano scarichi, secchioni, le pompe di benzina.
Odora il legno appena lavorato, una foglia spezzata, odora il nostro sangue.
Odorano i nostri ricordi, odora la pioggia appena caduta, specie la prima.
Odorano le ore in solitudine, passate ad impastare. Odora quel silenzio.
L'alba e il sole che sorge. L'acqua del mare.
Odora la federa su cui poggiamo la testa, odorano le nostre auto, le nostre stanze da letto.
Odora l'erba appena tagliata, un fiore che sboccia, il bacio di un bambino.
Odorano strade, negozi, androni di palazzi.
Le pescherie, i mercati coperti, ma pure quelli all'aperto.
Profuma la mia vita.
Profuma di questo pane.
Perfino il nostro corpo, per quanto pulito, è composto di mille mila odori.
Odorano i nostri abiti smessi, odorano i cibi, sia cotti che crudi.
Odora la natura, odora il vento che viene da lontano, la corteccia di un albero.
Odorano i libri, le carte, i panni stessi al sole.
Odorano le notti e i giorni, le albe e i tramonti.
Odorano scarichi, secchioni, le pompe di benzina.
Odora il legno appena lavorato, una foglia spezzata, odora il nostro sangue.
Odorano i nostri ricordi, odora la pioggia appena caduta, specie la prima.
Odorano le ore in solitudine, passate ad impastare. Odora quel silenzio.
L'alba e il sole che sorge. L'acqua del mare.
Odora la federa su cui poggiamo la testa, odorano le nostre auto, le nostre stanze da letto.
Odora l'erba appena tagliata, un fiore che sboccia, il bacio di un bambino.
Odorano strade, negozi, androni di palazzi.
Le pescherie, i mercati coperti, ma pure quelli all'aperto.
Profuma la mia vita.
Profuma di questo pane.
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Ricetta tratta da "Il pane fatto in casa" di Ciryl Hitz
Ingredienti:
Per la biga
300 gr di farina
160 gr di acqua (io 210 gr)
2,5 gr di lievito istantaneo (io 6 gr di lievito di birra fresco)
Per l'impasto finale
400 gr di farina
300 gr di acqua
12 gr di sale
Procedimento:
- La sera prima preparate la biga: nella planetaria sciogliete il lievito nell'acqua, aggiungete la farina e impastate per circa 3 minuti.
- Trasferite la biga in una ciotola oleata e chiudete con pellicola, lasciando a temperatura ambiente.
- Al mattino successivo, mettete la biga raddoppiata nella planetaria: aggiungete acqua, farina e sale e impastate per qualche minuto a velocità minima.
- Quando l'impasto inizia a staccarsi dalle pareti, aumentate la velocità impastando per circa 5/6 minuti.
- Durante questa fase, io circa 3 volte ho fermato l'impastatrice, tirato giù l'impasto dal gancio e riavviato.
- Quando l'impasto è ben incordato, trasferitelo in una ciotola oleata, coprite con pellicola e lasciare lievitare a temperatura ambiente per 90 minuti.
- Infarinate leggermente un piano da lavoro, capovolgete la ciotola e attendete che l'impasto cada da solo, senza toccarlo.
- Adesso lasciatelo stare un paio di minuti, intanto vi preparate un telo di cotone accanto molto ben infarinato.
- Con l'aiuto di una spatola fate le pezzature da circa 5 cm per lato, facendo in modo che vengano dei quadrotti.
- Dovete essere delicati ma decisi, in modo da non compromettere la leggerezza e l'ariosità dell'impasto. Adattate il taglio alla forma, senza manipolare troppo.
- Ponete i panetti sul telo e quando avrete finito, coprite e lasciate riposare 45 minuti.
- Una nota: i panetti possono essere messi sulla farina, oppure appoggiati a riposare su semi: io ho provato sia con la farina che con semi di lino, sesamo e girasole
- Durante il riposo, accendete il forno a 250° con la refrattaria (se non l'avete, potete cuocere su una teglia), ponendo sul fondo una ciotola termoresistente con dell'acqua dentro.
- A riposo avvenuto, sempre con l'aiuto della spatola, aiutatevi per capovolgere i panetti e metteteli sulla pala: quelli con la farina si presenteranno ricchi di farina in superficie, quelli con i semi, avranno i semi. Lasciateli come sono.
- Infornate e cuocete i primi 10 minuti a 250° e poi fino a cottura a 190°.
- Fate freddare i panini almeno 1 ora sulla gratella.